SAN BENEDETTO DEL TRONTO – “Sapèsse vive pe’ le strade de Acquavève”: lo storico Gabriele Cavezzi è partito da un verso di una poesia in sambenedettese per ricostruire lo stato d’animo degli oltre 4000 sambenedettesi che erano sfollati ad Acquaviva nei giorni successivi al 27 novembre 1943, la data che segna la più grave sciagura vissuta dalla città nel corso della sua storia, ovvero il più pesante dei bombardamenti degli Alleati, che determinò l’evacuazione totale della città. Fu la terza fase dei bombardamenti, quella nella zona ad ovest della statale adriatica. In precedenza erano stati colpiti lungomare e ferrovia, determinando l’evacuazione degli abitanti della fascia costiera, mentre la seconda fase con colpi più sporadici ma non meno drammatici determinò la distruzione del Lanificio Sgattoni di fronte al vecchio Asilo Merlini. Ci fu l’evacuazione forzata dell’intero Paese Alto sambenedettese, all’epoca molto densamente popolato e sede di tre comandi tedeschi (presso le Ville Mancini, Voltattorni e Merlini).

Giovedì prossimo, 65° anniversario di quell’evento, alle ore 11, presso l’istituto scolastico comprensivo “De Carolis” di piazza dei Patrioti Italiani 1 ad Acquaviva, verrà scoperta una targa in ricordo dell’ospitalità che i sambenedettesi ricevettero in quei mesi, fino al luglio 1944. La targa recita: “i Sambenedettesi, in fuga dai bombardamenti, riconoscenti nei confronti di Acquaviva Picena che li accolse fraternamente 27 novembre 1943-27 novembre 2008. La città di San Benedetto del Tronto”.

Queste le parole del sindaco Giovanni Gaspari: «In questi giorni prima dell’anniversario di quella tragedia, c’è stata una nuova evacuazione, stavolta incruenta, per via del disinnesco dell’ordigno bellico inesploso rinvenuto in via del Palladio».

Coincidenze della storia, la spoletta dell’ordigno disinnescata dagli artificieri risalente era di fabbricazione italiana, prodotta in quel di Lecco alla fine del 1941. Sì, proprio Lecco, la città dove la Samb ha vinto una importante partita di campionato nella stessa domenica in cui si disinnescava l’ordigno.
Alla cerimonia di Acquaviva presiederanno i sindaci delle due città, Tarcisio Infriccioli e Gaspari, gli storici Cavezzi e Merlini, la preside della scuola, Silvia Giorgi, le due classi quinte e una quarta, la presidente del Circolo dei Sambenedettesi Benedetta Trevisani, la presidente della locale sezione della società “Dante Alighieri” Lina Lazzari.

«Ci è sembrato un atto doveroso, nei confronti degli acquavivani, della memoria storica, e in particolare dei giovani di oggi», ha commentato il sindaco Gaspari. «Abbiamo ormai fissato alcune date per sottolineare la memoria collettiva anche a livello locale, come il 3 febbraio festa dei funai, il 23 dicembre commemorazione di tutte le vittime del mare, nell’anniversario dell’affondamento del Rodi. In questa occasione, invece, sono sorprendenti alcune coincidenze, come il numero degli sfollati ad Acquaviva nel 1943, e degli evacuati che abbiamo avuto domenica in occasione del brillamento della bomba inglese risalente alla seconda guerra mondiale».

Toccante la testimonianza del sindaco di Acquaviva Infriccioli: «I sambenedettesi furono ospitati in tutto il territorio acquavivano, anche in campagna. E anche in casa mia, per alcuni mesi, passammo da 4 a 8 persone, in due stanze. Una solidarietà doverosa in un momento così tragico. Ai ragazzi della scuola elementare trasmetteremo un momento saliente della nostra storia locale».

La maggior parte dei sambenedettesi si riversò dunque ad Acquaviva, in un esodo quasi biblico. «La strada in collina era percorsa da una folla, come nella scena di un film», ricorda ancora Cavezzi, «Il 27 novembre, al Paese alto, si salvò correndo sotto le bombe anche un ragazzo, che invocò San Benedetto Martire, dando seguito alcuni fa alla sua promessa: era Federico Contessi, che ha poi finanziato la costruzione della chiesa dedicata al santo, a Mar del Plata, dove emigrò».