C’è una forte polemica fra il governo italiano e l’Unione Europea per gli obiettivi che l’Europa si è prefissa di raggiungere entro il 2020 e previsti dalla direttiva 20-20-20 (meno 20% emissioni gas serra, almeno 20% di consumo energetico da fonti rinnovabili e aumento del 20% dell’efficienza e autonomia energetica).
A prescindere dalle cifre che costerebbero all’Italia tale impegno (secondo Tremonti l’1,4 % del PIL, secondo la UE uno 0,7%), il problema è perché solo noi, a parte i paesi dell’est che si possono capire, osteggiamo quest’accordo che fino a qualche mese fa non ci creava problemi?
Berlusconi dice che è un accordo sottoscritto dal governo Prodi e che lui non condivide, spalleggiato da tutta la Confindustria che vedrebbe erodere una parte delle risorse destinate alle solite rottamazioni che non sono poi cosi utili a far ripartire i consumi.
Diciamoci la verità: non c’è moneta, non abbiamo soldi da spendere e il disaccordo fra l’attuale governo e quello precedente, su questo problema, non esisterebbe. Per tanti anni, a cominciare dal preveggente e inascoltato onorevole Ugo La Malfa (con il famoso libro bianco), sono stati denunciati gli sprechi dei governi che si sono susseguiti fino al 1992 (fine della prima repubblica).
E l’opinione pubblica, con i giornali in testa, stava a guardare non dando il giusto peso al debito pubblico che cresceva a dismisura. Nelle varie campagne elettorali che si sono susseguite la gente pensava e diceva con noncuranza: c’è sempre stato, è un falso problema che le opposizioni tirano fuori per accaparrarsi i voti di protesta. E con questo modo di pensare abbiamo consegnato alle attuali e nuove generazioni uno stato indebitato fino al collo.
Non si capisce perché gli elettori, anche oggi, sottostimino questo gravissimo problema; forse perché non sono soldi che tirano fuori direttamente dalle loro tasche e quindi non lo comprendono. Questa grave miopia ha permesso ai governanti dell’epoca di continuare a sbagliare e a bruciare risorse che i nostri padri ci avevano consegnato con tanti sacrifici e disagi.
Ora, con questo debito pubblico, ogni iniziativa ci costa sacrificio e il governo deve rifare sempre i conti. Comunque sia, questo progetto UE deve andare avanti e deve essere sostenuto da tutti perché ha ottime finalità socio-economiche e ci rende protagonisti di un disegno così ambizioso e di vitale importanza per la vita del nostro pianeta. L’Europa diventerebbe il propulsore della terza rivoluzione industriale (altri la chiamano la quarta) che dovrà riscrivere i nuovi parametri ambientali e le nuove energie sostenibili da spendere per le future generazioni.