Da Espresso Rossoblu n° 1003

SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Un primo tempo abbastanza equilibrato con due pericoli per parte, una traversa per gli ospiti, un rigore apparso evidente dalla tribuna non concesso a Cigan. L’aspetto più importante però è che il titolato Padova non sembra affatto superiore alla Samb come lo erano state in precedenza Pergocrema e Cesena. Ottimo segnale, più della vittoria di Portogruaro, per spiegarci. Anche la ripresa vede la squadra rossoblu scendere in campo con autorità mettendo alla frusta gli avversari ma la spinta dura molto poco perché, dopo i primi dieci minuti, la forte ed esperta squadra ospite prende in mano le redini della gara lasciando alla Samb il gioco di rimessa. La loro supremazia diventa però, per nostra fortuna, sterile in fase realizzativa: prima Filippini, poi Varricchio e Bovo non sfruttano alcune occasioni importanti.
Tant’è che la gara sembra scivolare sullo 0-0 con la Samb più soddisfatta della formazione patavina. Accade però l’imprevisto ma, fino ad un certo punto punto, perché nel calcio contano i gol e basta. Come contavano quando la Samb occupava l’ultimissimo posto perché non riusciva a segnare. Poi quando segnano gli attaccanti, domenica scorsa Pippi, oggi Cigan, l’ottimismo non può che aumentare.
Continua quindi la tradizione favorevole della Samb contro la squadra del Santo che non ha mai vinto a San Benedetto del Tronto. Nemmeno quando aveva uno squadrone ed era retrocesso in B dopo tanti anni di “A” con capitan Scagnellato ed il carismatico tecnico Nereo Rocco.
Un risultato che rilancia la Samb in tutti i sensi, in classifica è addirittura davanti a tre squadre e alla pari con altre tre, con la metà alta della classifica ad un tiro di schioppo. Insomma, tutto sembrerebbe tornato alla normalità, compresa la riabilitazione di mister Piccioni che sta pian piano trovando il bandolo della matassa e forse un abbozzo di formazione titolare.
Non bisogna però illudersi più di tanto per non trasformare l’attuale umiltà in pericolosa presunzione anche se una considerazione è d’obbligo.
Perché le prime cinque-sei gare di campionato sono sempre avare di punti e in seguito si constata che il materiale umano non è poi così scarso?
Se il motivo è fisico la colpa dei preparatori atletici, se tattico dell’allenatore, se è invece colpa di una ritardata preparazione e di assemblamento, la colpa è della conduzione societaria con particolare riguardo al direttore sportivo: si è forse eccessivamente titubanti al momento degli acquisti? Durante al campagna acquisti non si hanno le idee chiare? La società aspetta gli ultimi istanti per risparmiare?
Tutte motivazioni possibili che però potrebbero costar caro a fine torneo: immaginate una Samb che arriva quart’ultima a due punti dalla sest’ultima oppure ottava a tre punti dalla zona play off, oppure seconda a tre punti dalla prima, oppure ultima a due punti dalla penultima? Tutte evenienze possibili (qualcuna magari un po’ meno!) che porteranno quasi sicuramente a recriminazioni su quella che potrebbe essere stata la classifica finale. Recriminazione che gli sportivi non vorrebbero più avere nei prossimi campionati che la Samb disputerà. La partenza ad handicap è diventata infatti una regola che però la Samb non può permettersi non essendo, storia a parte, un cavallo di razza in grado di recuperare ed annullare anche grossi svantaggi.
Dalle parole di Gianni Tormenti che sta tornando sui suoi passi e, per questo, merita il nostro plauso, credo di capire che la terza lezione è servita e servirà: «Qualcosa ho sbagliato anch’io», ha detto in settimana. «Ora siamo una squadra, prima no», sono state le sue prime due frasi nella conferenza stampa post Samb-Padova. Il presidente è, secondo me, una persona molto intelligente ed avrà quindi compreso i motivi (credo tra quelli da me espressi sopra) di quanto è accaduto alla Samb negli ultimi tre anni.
“Avanti senza paura ma piedi per terra”, questo dovrà essere il motto della Samb nella prossime gare e fino alla fine del torneo.