SAN BENEDETTO DEL TRONTO – «Ogni mutamento incontra sempre delle resistenze, specialmente quando comporta il rinnovamento delle classi dirigenti. Alle ultime elezioni politiche, che abbiamo perso, non c’è stato il tempo e il modo di organizzare le primarie come invece adesso previsto dallo Statuto del nostro gruppo politico»: anche il Partito Democratico sambenedettese sposa la linea del segretario provinciale Mauro Gionni, che aveva sostenuto la necessità di affidarsi allo strumento delle primarie per scegliere il candidato del centrosinistra alle elezioni provinciali (chiedendo quindi, di fatto, un passo indietro all’attuale presidente della provincia Massimo Rossi, che dovrebbe, anche lui, partecipare alle primarie). Gionni ha affermato di estendere lo strumento anche alle elezioni locali (quindi, di fatto, a quelle che riguardano il prossimo sindaco di Monteprandone, Monsampolo e Offida, ad esempio).

«Il meccanismo delle primarie è stato la novità più importante ed apprezzata degli ultimi anni, ed è opportuno poterlo utilizzare per tutte le candidature a cariche pubbliche – scrive il coordinatore comunale del Pd, Felice Gregori – Con questo metodo saranno i sostenitori del Pd e non i dirigenti di partito a decidere da chi vorranno essere guidati nelle prossime elezioni amministrative. Auspichiamo che questa metodologia possa diventare sistematica in ambito politico di coalizione, sulla scorta di democrazie più mature della nostra che già adottano tale strumento sicuramente  efficace».
«Riteniamo infatti che la politica debba confrontarsi esclusivamente sui programmi e non sui nomi – continua Gregori – come a volte è stato fatto in modo erroneo nel recente passato; in ogni passaggio a venire il Partito Democratico dovrà aprirsi senza alcun pregiudizio, confrontandosi con le altre forze politiche sui contenuti e sulle grandi obiettivi che intende raggiungere».
«L’Unione Comunale del Pd di San Benedetto respinge pertanto le esternazioni dei singoli espresse senza che ci sia stata alla base una condivisione del partito e ritiene queste azioni isolate poco proficue per il raggiungimento di una reale democrazia» è la risentita conclusione di Gregori.