SAN BENEDETTO DEL TRONTO – L’insigne Jeremy Rifkin, presidente della Foundation on Economic Trends e insegnante all’Università della Pensilvania, ha ipotizzato in un recente convegno che, nel XXI secolo, l’Europa dovrà ristrutturarsi su nuovi parametri economico-sociali; dovrà insomma produrre una sorta di terza rivoluzione industriale basata su una nuova concezione dell’economia, per non essere strangolata dal continuo aumento dei prezzi del petrolio e gas.
I punti chiave della nuova rivoluzione dovranno essere:
– Passaggio a nuove forme di enegia, visti i costi insostenibili di quelle attuali le quali hanno prodotto crescenti effetti nel cambiamento climatico della terra e un aumento eccessivo di molti prodotti e servizi essenziali. In questo contesto l’Europa dovrà puntare su l’autosufficienza (attualmente siamo i primi produttori al mondo di quella eolica), rivendendo magari l’eventuale surplus. Tutti dovranno contribuire singolarmente alla produzione della propria energia (per es: pannelli solari, impianti fotovoltaici ecc…), creando così quella che lui chiama “democrazia dell’energia” ed eliminando i monopoli,
– Riconfigurazione globale della produzione dei beni, con massicci investimenti nelle energie rinnovabili e la dismissione di tecnologie obsolete, tipo motori a combustione interna.
– Nuovi lavori e modelli industriali quali tecnologia dell’informazione, nano-tecnologie, chimica sostenibile, commercio open-source, mezzi di trasporto alimentati ad energia elettrica o a idrogeno.
– Realizzare l’agenda di Lisbona che prevede l’Europa paese guida nell’economia mondiale, con un potenziale bacino d’utenza di oltre un miliardo di persone (Europa stessa, paesi del Mediterraneo e nord Africa).
– Una radicale riforma della scuola dove si insegnerà informatica, bio e nano tecnologie, ecologia, teoria dei sistemi,modelli di apprendimento open-source (condivisione della conoscenza) e capitale sociale. Dovremo pensare ai nostri figli come cittadini globali.
– La qualità della vita come diritti umani , istruzione, salute, sicurezza per tutti, tempo libero, deve essere affiancata in ecomomia ai tradizionali parametri quali PIL, reddito pro capite ecc…
– Ripensare la globalizzazione dal basso, ossia dare opportunità a tutti (anche i paesi più poveri) di dotarsi di tecnologia e possibilità di diventare produttori di energia e beni in genere che possano poi essere scambiati in tutto il mondo, creando cosÏ un mercato veramente globale.
– L’europa deve assumere un ruolo guida nella salvezza della biosfera sulla terra, incrementando l’efficienza energetica, riducendo l’uso del carbone (e derivati), aumentando la produzione delle energie rinnovabili. Sembra utopia, ma secondo l’eminente professore, questa sarà l’Europa della seconda metà del secolo dove le sensibilità addormentate dal neoliberismo/capitalismo, guideranno le future generazioni verso un nuovo sviluppo sostenibile.