SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Tre partite. Zero punti. Zero gol fatti. Numeri crudi che danno la dimensione della crisi della Samb. La sconfitta di Verona, forse la meno peggio delle tre fin qui rimediate, lascia però i rossoblu in fondo alla classifica. Certezze, da parte di tifosi, giornalisti, tecnici, giocatori e dirigenti, poche. O forse una.

Che la partita contro il Cesena, lunedì 22 settembre (posticipo, ore 20,45) è già decisiva. Perché contro i romagnoli Piccioni, finalmente, potrà schierare la migliore formazione, con i rientri di Ferrini, Tussi e Pisano (gli ultimi due, a meno di clamorosi ritardi dei transfert), probabilmente anche di Visone. Quindi, ci saranno pochi alibi.

La gara è decisiva anche perché una sconfitta segnerebbe l’esonero sicuro del tecnico di San Benedetto, mentre un pareggio sarebbe accolto diversamente a seconda di come dovrebbe arrivare. Due anni fa il tecnico Calori, che si trovava nella stessa situazione di Piccioni (tre sconfitte consecutive), rimediò un insperato pari alla quarta di campionato, sempre in casa, con il Foggia (punizione allo scadere di Varriale, poi Morante ebbe addirittura la palla del 2-1), fu esentato dalle pur doverose critiche perché quella Samb e quella società godevano di un credito quasi illimitato, dopo il salvataggio dal fallimento.

Cosa del tutto diversa attualmente: se allora i tifosi applaudirono anche una prestazione altamente mediocre, stavolta invece la critica è ovviamente spietata (l’ultimo posto in classifica non concede però giustificazioni).

C’è però un altro rischio: l’ultima posizione è vissuta quasi come un momento di passaggio, visto che negli ultimi due anni la Samb si è poi ripresa molto bene nella seconda parte di campionato. Innanzitutto, non è detto che quel percorso si ripeta (speriamo di sì, ma allora non vi era la contestazione dei tifosi verso la società): e poi, San Benedetto non merita striminzite salvezze in Serie C1 o Prima Divisione che dir si voglia. Errori se ne possono fare: ma poi, occorre farne tesoro ed, eventualmente, ammetterli. Anche pubblicamente.