SAN BENEDETTO DEL TRONTO – La donazione modale dell’area Ballarin dal Comune alla Fondazione Carisap si complica. Dagli approfondimenti disposti in questi giorni dal Comune, sembra che un articolo della legge Finanziaria 2005 impedisca al Comune di cedere il terreno anche sotto forma di donazione modale, perché è stato acquistato recentemente dall’Agenzia del Demanio beneficiando di un diritto di prelazione (933 mila euro la somma investita, che comprende un contributo ministeriale di 250 mila euro). I 14.415 metri quadri dell’area Ballarin, si legge nell’atto di acquisto dal Demanio, sono trasferite “a titolo oneroso al patrimonio indisponibile del Comune che le richiede, con vincolo decennale di inalienabilità”.
La donazione modale, sembrerebbe da una nostra ricostruzione, sarebbe stata inizialmente interpretata come modalità possibile e ammessa dalla legge Finanziaria. Un modo insomma per “aggirare” il vincolo sulla cessione a terzi, della quale il Comune aveva piena consapevolezza (si legge a chiare lettere negli atti).
Ma ora c’è una situazione di stallo, subentra il dubbio, l’ostacolo. Si troverà un escamotage? Subentreranno novità nella prossima legge Finanziaria? La Fondazione deciderà di investire su un’altra area cittadina? Oppure – tanto per dire – il grande architetto Bernard Tschumi, preside della Facoltà di Architettura della Columbia University, che al Ballarin ha già fatto un sopralluogo “informale”, si sentirà dire di ripassare fra dieci anni, quando scadrà il vincolo di inalienabilità?

Da noi interpellato per commentare la vicenda, il presidente della Fondazione Carisap Vincenzo Marini Marini ha affermato: «Prima di dare corso al nostro investimento sul Ballarin (dieci milioni di euro, ndr) abbiamo voluto verificare fino in fondo la possibilità di ottenere l’area. Ora che sono emerse queste particolarità cosa faremo? Noi non abbiamo mai chiesto specificamente il Ballarin, vogliamo investire in una grande opera architettonica nell’area costiera e il Comune ci ha proposto il vecchio stadio. Se c’è questo vincolo, troveremo un’altra area. Valuteremo cosa ci verrà proposto».
Marini Marini mette l’accento sul concetto di “area costiera”. Quasi a dire che se non si farà a San Benedetto, la grande opera targata Fondazione potrebbe farsi a Grottammare, piuttosto che a Cupra Marittima.
A ben vedere, comunque, nel piano pluriennale della Fondazione si legge: “La Fondazione intende impegnarsi inoltre per la realizzazione di una grande opera architettonica, da destinarsi ad uso pubblico, volta a qualificare il territorio di riferimento ed in particolare la città di San Benedetto del Tronto, in coordinamento e stretta collaborazione con l’Amministrazione comunale a condizione che la stessa doni alla Fondazione l’area ove ubicare l’intervento”.