SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Ascoli Piceno, Spinetoli e San Benedetto del Tronto: con le sedi universitarie presenti in queste tre città si aspira a creare un nuovo polo universitario marchigiano (clicca qui per una panoramica su tutti i corsi).
«Puntiamo a un modello distribuito di offerta formativa», dichiara il presidente del Consorzio Universitario Piceno Renzo Maria De Santis.
La sua dichiarazione di intenti alla vigilia del nuovo anno accademico recita così: «Per raggiungere livelli di crescita economica pari al nord delle Marche occorre dare sostegno al mondo del lavoro tramite l’università; quindi fare corsi di laurea significativi, avviare processi di ricerca scientifica, creare personaggi universitari nel territorio, agevolare gli spostamenti degli studenti fra le tre nostre città universitarie».
STUDENTI FUORISEDE Secondo i dati forniti da De Santis, il 50% degli iscritti ai corsi di laurea che si svolgono nel Piceno sono residenti, il 25% proviene dalle Marche e il 25% viene da altre regioni italiane.
Interessante il dato della sede sambenedettese della facoltà di Economia (Politecnica delle Marche): 328 iscritti, di cui 258 residenti nella provincia di Ascoli.
LAUREE SPECIALISTICHE Con l’eccezione della Facoltà di Architettura di Ascoli, l’offerta formativa prevede solo corsi triennali: le cosiddette “lauree brevi” del nuovo ordinamento universitario.
Che significa? Abbiamo chiesto un parere al responsabile dei corsi dell’Università Politecnica delle Marche a San Benedetto, professor Gianluca Gregori. «La Facoltà per ora non prevede una specialistica a San Benedetto, perché si ritiene che fare cinque anni di studi sempre a San Benedetto possa essere controproducente per il curriculum di uno studente. Nel senso che dopo la triennale l’ideale sarebbe un biennio finale alla Bocconi e un Master all’estero».
Il responsabile dei corsi dell’Università di Camerino a San Benedetto, professor Alberto Cresci, la vede così: «Una specialistica a San Benedetto? Gli studenti ce lo chiedono. Servirebbero laboratori più grandi, spazi, spese. Comunque è importante che il territorio e le imprese si accorgano della presenza universitaria».
L’assessore all’Istruzione Margherita Sorge fa una dichiarazione di buona volontà: «Il Comune vuole supportare il mondo universitario lavorando sulle infrastrutture ricettive, case per studenti, biblioteca».
«VERE UNIVERSITÁ, NON TELECONFERENZE» Gregori e Cresci insistono molto sul fatto che le sedi universitarie sambenedettesi non hanno nulla da invidiare a quelle delle città universitarie. In termini di spazi e di presenza dei docenti. «Le lezioni sono impartite in presenza, non ci sono teleconferenze».
Per quanto riguarda lo spinoso nodo dell’inserimento lavorativo, la strada tracciata è questa: stage obbligatori nelle aziende nel territorio o negli enti locali, borse di studio per dottorati e ricerche assegnati tramite partner come Magazzini Gabrielli, Provincia di Ascoli, Fondazione Carisap.
«Invitiamo le associazioni di categoria a vedere la nostra sede come uno spazio a loro disposizione per corsi e convegni», conclude Gregori.
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Ma che fanno queste "università" per il nostro territorio??
Perchè le imprese si dovrebbero accorgere di voi?
Sono sempre stato contrario alla creazione di mini-atenei o sedi distaccate. E lo resto.
Sono costose, danno poche occasioni di confronto con persone di altre regioni d'Italia e del mondo.
Beh, visto che la pensate cosi', meritate dei figli che vogliono andare alle universita' piu' lontane e che vi vuotino le tasche per mantenerli agli studi.
Caro Vittoriano, sono felicissimo del tuo augurio. E' quello che vorrei anch'io. Ti dirò di più, se potrò, farò tutti i sacrifici necessari per far studiare mio figlio in Inghilterra sin dai 14 anni. Avrà il diploma un anno prima degli amici italiani, avrà la laurea 1 anno prima ancora. Quindi, studiando in Inghilterra a 22 anni sarà già laureato e con una formazione d'eccellenza. Io ho studiato a 500 km da casa, e poi un master ancora più lontano, i miei non mi hanno mai, neanche per un secondo, vietato lo studio per motivi economici. E a ben cercare,… Leggi il resto »
@... Vittoriano: ci sono in Italia università il cuoi costo è un INVESTIMENTO SUL FUTURO, altre sono uno spreco di risorse. Le università non suono uguali: pagare per avere l'eccellenza ha un senso pagare per fare scienze delle merendine no!
io ho studiato sia a 100 km da casa (triennale) che a 500Km (specialistica) e la differenza si vede……
Le Universita' sotto casa sono la + grande illusione che ci siamo creati. I ragazzi studiano, prendono un mezzo titolo, si aspettano grandi cose, poi scoprono che per lavorare dovranno andare fuori, ma a 22-24 anni chi li muove + da casa…..provate a dire a qualcuno di questi ragazzi di andare a Milano per non dire a Treviso o Verona, non sanno neanche come arrivarci, che vuol dire prendere una casa in affitto, come si vive da soli…..ect Insomma, le risorse dovrebbero essere spese per borse di studio per frequentare l'Universita' vera fuori porta e poi per incentivare a tornare… Leggi il resto »
concordo pienamente con gformentini: questo è solo una manovra degli atenei regionali per attirare nuovi iscritti (persone che se non fosse sottocasa ed a basso costo probabilmente non sarebbero andate all'università) e in questomodo abbassano il livello della didattica senza rendersi conto di andare a loro sfavore.
Ragazzi, e' tutto sacrosanto!!! (speravo di provocare una discussione!) E' pur vero che "l'eccellenza della sapienza" non sempre dipende dall'istituto in cui una persona compie gli studi. E' mio modesto parere, che l'impegno e l'applicazione danno sempre i migliori risultati.
Attenzione le doti personali sono importanti ma per la "formazione professionale" di uno studente non conta solo il "libro" conta anche l'ambiente in cui è immersa l'università e le possibilità di confrontarsi con il mondo del lavoro. Quà il mondo del lavoro offre pessimi esempi e l'ambiente oltre che una passeggiata sul lungomare offre poc'altro….