SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Il consigliere comunale Antonio Felicetti (Pri) porta all’attenzione l’importanza di una pronta risposta del Comune sulla questione della trasformazione delle aree portuali, da cui dipende il futuro sociale ed economico della città. «Il futuro di San Benedetto dipende dalla soluzione scelta» afferma.
La Nomisma, società che ha già presentato la “fase 2” della progettazione degli strumenti attuativi della STU (Società Trasformazione Urbana), è tuttora in attesa di input da parte dell’amministrazione, nonostante il progetto muoverebbe centinaia di milioni di euro di investimento.
La stessa scelta tra le due soluzioni proposte è, infatti, cruciale, considerando che le successive fasi della STU dovrebbero essere la ricerca di soci investitori e la commercializzazione delle aree.
Secondo le considerazioni presentate dal Pdl, lo Scenario 1, “Parco del Mare”, sembrerebbe la più convincente, in quando più leggera in termini di fabbisogno infrastrutturale e più appetibile dal mercato, mentre “La cittadella degli affari” potrebbe trovarsi in difficoltà nel confronto con realtà mercantili consolidate come Ancona ed Ortona, oltre alla mancanza di collegamenti tra ferrovia e viabilità, tra il mare e il centro della città.
La prevista presenza di impianti sportivi nel primo scenario, potrebbero costituire un’attrattiva nell’Adriatico concorrenziale alle altre marine. Non viene condivisa invece l’ipotesi di una struttura ricettiva alla radice del molo sud, che avrebbe un impatto ambientale negativo e assorbirebbe ampie aree asservite alla struttura, né la prevista realizzazione di appartamenti nelle aree demaniali.
La critica maggiore va però all’assenza di coordinamento tra la progettazione della STU e le scelte relative al Ballarin. Così si esprime il consigliere di Forza Italia Bruno Gabrielli: «L’amministrazione ha mostrato un totale disinteresse alla valutazione della bozza, portando avanti invece il progetto del Ballarin nonostante possa pregiudicare gli sviluppi della riqualificazione dell’area portuale. Intanto siamo già in ritardo per la svolta qualitativa, quando realtà minori come Porto San Giorgio hanno già il proprio porto turistico».