MARTINSICURO – Contributi regionali di un milione e mezzo di euro per il comparto della pesca in difficoltà e la possibilità di chiedere la cassa integrazione per i periodi di inattività lavorativa. Sono queste le principali iniziative messe in atto dalle istituzioni per fronteggiare la crisi della marineria e che sono state discusse nel Consiglio provinciale aperto che si è tenuto ieri a Martinsicuro in un clima di grande concordia e collaborazione. All’incontro hanno partecipato, oltre ai componenti del Consiglio provinciale, anche i sindaci dei sette comuni costieri teramani, l’assessore regionale alla Pesca Marco Verticelli, le associazioni di categoria e molti lavoratori nel settore della marineria.
«Il messaggio che vogliamo lanciare con questo incontro – ha esordito il Presidente della Provincia Ernino D’Agostino – è che la Provincia esprime piena solidarietà alla marineria teramana e abruzzese e si impegna in prima fila a sostenere tutte le iniziative volte a risollevare il settore della pesca che sta attraversando da molto tempo una grave crisi».
Il Consiglio provinciale aperto è stato convocato in seguito alla presentazione di uno specifico ordine del giorno del consigliere martinsicurese Abramo Micozzi. «Il caro gasolio è stato l’elemento determinante che ha fatto accendere i riflettori su un settore da tempo in crisi – ha affermato Micozzi – e per il quale non basta più intervenire con provvedimenti temporanei atti solo a scongiurare l’emergenza. Occorre impegnarsi e trovare soluzioni tali da far ripartire in maniera definitiva il settore della pesca».
Micozzi ha anche posto l’accento sul problema della commercializzazione dei prodotti ittici, i cui costi dal produttore al consumatore crescono in maniera esponenziale, provocando guadagni irrisori per i pescatori e prezzi altissimi sul bancone del supermercato. «Basti pensare – ha aggiunto Micozzi – che un chilo di alici appena pescato costa un euro al chilo, mentre in negozio può arrivare anche a costare 8 o 9 euro al chilo. Sono sempre di più i pescatori che, pagate tutte le spese, si trovano a guadagnare solo 3-400 euro al mese».
La situazione di difficoltà economica che sta attraversando la marineria è stata anche raccontata in prima persona dai numerosi pescatori intervenuti nel corso dell’assise civica: «Ho una barca sulla quale lavorano 15 persone – ha affermato Franco Bruni, presidente dell’associazione Abruzzo Pesca – e alla fine del mese con il ricavato della vendita del pesce si fa fatica a pagare gli stipendi. A mio avviso per uscire dalla crisi la politica deve promulgare leggi ascoltando le esigenze, i bisogni e anche i suggerimenti che provengono dalla categoria, dobbiamo collaborare insieme».
Nel corso della seduta è stata letta una lettera del Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali nella quale si parla di un decreto legge varato dal Governo lo scorso 3 luglio con cui è stato disposto uno stanziamento di 35 milioni di euro da destinare ad un fermo temporaneo di emergenza che sarà attuato secondo un preciso decreto ministeriale. Lo stesso decreto legge poi «prevede l’estensione al settore della pesca della Cassa integrazione straordinaria già in vigore per l’agricoltura» attraverso la quale è stata data risposta ad una richiesta avanzata da tempo dalle organizzazioni professionali.
Il Ministero, inoltre, «in aggiunta ai provvedimenti a favore del personale imbarcato, diversamente dagli anni passati, ha disposto anche una compensazione a favore degli armatori».
In ambito regionale invece è stato stanziato un milione e mezzo di euro da elargire come contributo in regime “de minimis” di cui beneficeranno oltre 100 imprese e circa 700 marittimi.
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