SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Non una cattedrale nel deserto, ma un intervento che coinvolgerà i comuni di San Benedetto, Grottammare e il territorio tutto. All’indomani dell’arrivo di Bernard Tschumi in Riviera, l’architetto investito dall’alto dell’incarico di progettazione per la riqualificazione dell’area del vecchio stadio Ballarin, si scoprono poche novità riguardo il suo destino.

La proposta del progettista franco-svizzero incaricato dalla Fondazione Carisap di realizzare ‘qualcosa’ nell’area della gloriosa “fossa dei leoni”, ha il compito di sostituire nella memoria e nel cuore di tutti i sambenedettesi quel pezzo di storia affettiva e sportiva attiva fin dal 1931, come ha ricordato Benedetta Trevisani, presidente del Circolo dei Sambenedettesi.

Tschumi, nella sua frenetica giornata marchigiana, è rimasto favorevolmente colpito dalla geografia dei nostri luoghi, dalle vallate che si aprono al mare, dal fatto che i protagonisti – committenti – di tale commessa siano un insieme di persone mosse tutte dallo stesso intento, migliorare la città in cui vivono. Gli spunti geografici e storici saranno la base concettuale su cui impostare il progetto, in cui potrà sopravvivere, come spunto e suggestione, l’idea del vecchio stadio.

E se la credibilità, l’onesta intellettuale nonché la capacità creativa dell’archistar di turno non sono in dubbio – basta controllare sul suo sito www.tschumi.com e ricordare uno su tutti il progetto per il Parc de La Villette a Parigi – ancora un po’ confuse sono le idee che riguardano la destinazione vera e propria dell’area. Sappiamo che sarà un’immobile, a detta dello stesso architetto, che nasce, come qualsiasi progetto da lui concepito, come sommatoria di idea, contesto e contenuto. Si relazionerà all’asse nord-sud – San Benedetto-Grottammare – ma anche a quello est-ovest, con una linea virtuale che collega mare e monti.

Risponderà alle esigenze di tutta la comunità – ci auspichiamo meglio di quanto non abbia fatto il Palacongressi – e avrà una vocazione culturale.

Ma forse per le funzioni che verranno assolte da questo nuovo contenitore urbano – che come oggetto architettonico in sé siamo certi sarà degno della fama di Tschumi – occorrerebbero probabilmente notizie più precise, ma soprattutto il beneplacito collettivo, visto che l’opera, del costo di 10 milioni di euro, sopravviverà alle scelte nostre e dei nostri amministratori.