Intercettazioni. La limitazione e pubblicazione delle intercettazioni telefoniche o ambientali quando viene ravvisato un reato, seppur di minima entità, mi sembra una stupidaggine e assolutamente fuori dai nostri tempi. Eppure la classe politica italiana ci sta spendendo energie e denaro pubblico. Il problema infatti non è l’intercettazione stessa bensì l’uso che se ne può fare. Tutte le cose hanno un rovescio della medaglia e possono essere usate a fin di bene o a fin di male. Al limite si può condannare chi fa un uso sbagliato delle intercettazioni ma guai ad eliminarle o a mettere (come si vuol fare) paletti che, in Italia, diventano immediatamente macigni. Chi di dovere deve intercettare, anche di più se possibile, perché sarebbero un deterrente incredibile visto che:
nessuno, tra i promotori di questa eventuale legge scandalo, ha mai pensato che il problema potrebbe essere eliminato non usando il telefono per parlare di malaffari. No, è troppo faticoso.
E’ come se chi è abituato a commettere reati e a non rispettare la Legge perché proprio non riesce a comportarsi diversamente, invece di cercare e trovare la forza per non farlo più, chiedesse l’abolizione del giudizio legale e quindi delle condanne.
Insomma, se un gruppo di malviventi si mette d’accordo telefonicamente per effettuare una grande rapina e vengono scoperti, la colpa non è dell’intercettazione ma della loro stupidità. Un concetto all’apparenza semplicissimo e scontato che è incredibilmente incomprensibile per la classe politica. Perché?
In base al mio ragionamento concluderei così: il popolo vuole le intercettazioni perché non le teme. Facciamo, una volta ogni tanto, una Legge per il popolo. Grazie.