SAN BENEDETTO DEL TRONTO – I sindaci del comprensorio, almeno quelli di centrosinistra, ma anche il centrista Torquati di Cupra Marittima, si sono dichiarati “orfani di Luciano Agostini”, o quantomeno – a parte questa nostra definizione – sentono di non contare più come prima nelle dinamiche del governo regionale, visto che dopo l’elezione del politico offidano in Parlamento non è stato ancora nominato un politico piceno in seno alla giunta regionale.
Il Piceno non conta più come prima, non c’è più un punto di riferimento a Palazzo Raffaello di Ancona, dove si decidono le sorti delle grandi scelte economiche della Regione Marche: manca un supporto politico di rilievo per le rivendicazioni di un intero territorio.
Le deleghe lasciate da Agostini prima della partenza per Roma, compresa la delega speciale per il Piceno assegnatagli appena poche settimane prima delle elezioni politiche, sono state ridistribuite.
Il Turismo a Gianni Giaccaglia, la delega per il Piceno a Pietro Marcolini: eccellenti politici, nomi altisonanti, ma persone dall’accento non propriamente originario della vallata del Tronto o dell’ascolano o della Riviera delle Palme.
Sicuramente, al momento di nominare Agostini per le candidature bloccate, nel Partito Democratico si sarà sviluppata quella che in politica si chiama dialettica interna. Sicuramente, si sarà prevista l’eventualità di un Piceno “sguarnito”, “indifeso”, senza peso negli equilibri regionali.
Sicuramente, si sarà anche parlato di un sostituto nel ruolo di paladino del Piceno ad Ancona.

Sicuramente si sarà anche pensato al fatto che i tempi per la nomina del nuovo Agostini non sarebbero stati brevissimi, considerando la necessità di mantenere gli equilibri politici fra sotto-territori piceni, correnti, fazioni e “casate” politiche.
E infatti i tempi non sono brevi, tanto che i sindaci del comprensorio sambenedettese hanno rivolto un appello a Spacca per velocizzare la scelta.
Sicuramente tutto questo era stato previsto, al momento di mandare Agostini a Roma, in missione per conto del Pd.
Se, come speriamo e crediamo, la situazione era stata analizzata in questi termini, allora adesso per il Piceno non c’è nulla di cui preoccuparsi, per questi ultimi due anni di legislatura regionale.
O forse c’è da preoccuparsi, considerando lo storico “ritardo” del Piceno, le Marche “sporche”, rispetto al resto della regione? I cittadini di questo territorio si augurano che non sia così.