SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Entrare in una pescheria sambenedettese a caso, vedere un banco semivuoto, con tristi sgombri avvizziti con l’etichetta “Francia”, seppie provenienti dalla Grecia o dotati di una generica e non confortante etichetta “Mediterraneo”.

Una scena paradossale, quasi impensabile in una città come la nostra, un memento per una situazione che ha dell’inverosimile ma che si sta realizzando.
Sentire anziane cucinatrici di mille sgombri che dicono «quegli sgombri lì non li darei neanche al gatto»; rassegnarsi a mangiare pesce proveniente da chissà dove, o decidere di non mangiare più pesce fino a quando la situazione non torna normale?
Dilemma che molti si pongono, in questi giorni di fermo pesca italiano, francese, europeo, per la protesta contro il carogasolio.
Una protesta di cui si sta parlando molto, che ha portato a manifestazioni eclatanti e violente a Bruxelles. Una situazione che a ben vedere ha anche un’altra causa, sebbene meno discussa.
La concorrenza sleale di imbarcazioni extraeuropee, che pescano in acque internazionali, con manodopera pagata pochissimo e con il carburante che costa tre volte meno che in Italia. E con garanzie igieniche
e di qualità tutte da vedere.
Un fattore che sta mettendo in ginocchio persino il porto di Mazara del Vallo, la regina siciliana della pesca dietro alla quale la San Benedetto degli anni d’oro si beava di considerarsi seconda.
Società miste italo tunisine che nel canale di Sicilia utilizzano barche distrutte solo sulla carta, grazie agli incentivi alla rottamazione.
Triste pensare che un giorno anche chi vive a San Benedetto piuttosto che a Termoli piuttosto che a Imperia, si trovi a dover mangiare per forza pesce proveniente da altri mari, trasportato nelle loro città
con Tir, tramite autostrade, gallerie. Torna alla mente la famosa frase di Beppe Grillo, che sarà anche opinabile come “santone” ma spesso fornisce immagini e concetti illuminanti per la propria logica semplicità.
«Vogliono realizzare la Tav per portare una mozzarella dalla Campania al Piemonte alla Francia e riportarla nelle Marche»: diceva più o meno così, il riccioluto leader dei V-Day.
Come dargli torto? Come non stare dalla parte dei pescatori, per non dover mangiare qui a San Benedetto uno sgombro pescato nel canale di Sicilia e vedere il nostro sistema-pesca chiudere, magari con tante chiacchiere sulla “depeschereccizzazione” del porto?
Certo, lo sgombro lo si congela e arriva buonissimo, in teoria, vecchine polemiche permettendo. Ma vogliamo avere il diritto morale di poter mangiare pesce del medio Adriatico a San Benedetto, con la facoltà di scegliere poi (è il mercato bellezza) anche l’aglio cinese, l’arancia spagnola, la mozzarella che va il giro d’Europa e torna qui.