ASCOLI PICENO – I lavoratori precari della Provincia saranno regolarizzati: nella giornata del 3 giugno la giunta provinciale ha deliberato l’approvazione del “Piano per il superamento del precariato nella Provincia di Ascoli Piceno“. L’atto dà il via libera alla stabilizzazione di oltre 100 precari, tutte figure professionali che, come si legge nel documento presentato dal Presidente Rossi alcuni giorni fa alla commissione paritetica, hanno un età media di circa 35 anni, un’esperienza lavorativa di almeno 6 anni all’interno dell’Ente e sono per quasi l’80% laureati. Si tratta del primo provvedimento a cui faranno seguito altri ed in particolare il programma triennale del fabbisogno del personale.
La delibera rispetta l’impegno politico verso il superamento del precariato assunto con il Protocollo di intesa sottoscritto con i sindacati il 14 maggio 2007, ribadito peraltro nell’atto di Giunta provinciale n 202 del 12 maggio 2008.
Il provvedimento odierno è stato varato anche al fine di definire un quadro certo su cui basare gli atti di ricognizione e ripartizione del personale in previsione dell’organigramma delle due Province di Ascoli Piceno e Fermo. Infatti gli adempimenti connessi all’attuazione della legge 147/2004 sull’istituzione della nuova Provincia di Fermo fissano per il 30 giugno prossimo la ricognizione della dotazione organica da cui partire per la ripartizione del personale: di qui l’urgenza e la necessità di procedere al piano di stabilizzazione.
«Si tratta di un atto altamente qualificante che dà concreta attuazione a uno degli impegni fondamentali assunti nel programma di mandato dell’Amministrazione provinciale: superare il precariato e garantire continuità alle risorse umane e professionali che da tempo svolgono all’interno dell’Ente funzioni importanti a beneficio dello sviluppo della comunità locale – ha sottolineato il presidente della Provincia Massimo Rossi – è la prima delibera del genere approvata a livello nazionale che ho voluto condividere nei suoi contenuti e principi anche all’interno dell’Ufficio di Presidenza dell’Unione Province d’Italia nella mia qualità di vicepresidente dell’Upi, certo della bontà e del rilievo dell’atto che farà da esempio a molti altri Enti locali, Comuni e Province, che vivono la stessa realtà».