NERETO – «Un debito di 230 milioni di euro per la Sanità è chiaro che prevede delle responsabilità oggettive da parte di politici o dirigenti Asl, ed è giusto che chi ha provocato questo disastro debba essere mandato via». Emiliano Di Matteo, Presidente dell’Unione dei Comuni, a seguito dell’incontro che ieri martedì 27 maggio ha visto confrontarsi i sindaci della Val Vibrata con il dirigente della Asl di Teramo Mario Molinari sull’emergenza sanitaria nel teramano, si pone degli interrogativi sulla gestione della Sanità abruzzese degli ultimi anni.

«Il piano di riordino imposto dalla Regione – ha proseguito Di Matteo – al quale si è dovuta attenere la Asl di Teramo ha inevitabilmente provocato dei tagli sull’utilizzo delle strumentazioni tecnologiche e sull’assunzione del personale. Rispettando tali parametri nel 2007 la provincia di Teramo ha inciso per 9 milioni di euro sul debito sanitario, a fronte dei 221 milioni ripartiti fra l’Aquila, Chieti e Pescara. Abbiamo quattro soli ospedali nonostante un quarto della popolazione regionale, a fronte dei 31 presidi ospedalieri dislocati nel resto d’Abruzzo. Ci chiediamo pertanto se nelle altre tre province siano stati rispettati o meno i piani di riordino, o se ci sono state coperture e connivenze che hanno contribuito a raggiungere un debito tale».

«Per questo – ha aggiunto il presidente dell’Unione – chiederemo un incontro con la Regione per avere un chiarimento in proposito, poiché non riteniamo giusto che i cittadini teramani si vedano aumentare le tariffe Irap e Irpef per risanare un debito che non hanno contribuito a generare. Un dirigente Asl che prende 200mila euro all’anno per non fare al meglio il proprio lavoro è meglio che vada a casa. E questa è una regola che va applicata ad ogni figura istituzionale, dal consigliere e il sindaco di un piccolo comune fino al capo del Governo».

E Di Matteo ha anche intenzione di chiedere a stretto giro di tempo un incontro con i consiglieri regionali teramani per avere una loro esplicita posizione in merito al Piano Sanitario Regionale, che è stato approvato senza che nessuno di loro manifestasse un’esternazione contraria, nonostante prevedesse il drastico ridimensionamento delle quattro strutture ospedaliere della provincia di Teramo.