Da RIVIERA OGGI in edicola da lunedì 26 maggio 2008
Il mio DisAppunto quotidiano su Sambenedettoggi.it di mercoledì 21 maggio scorso ha fatto il giro d’Italia, facendo discutere specialmente nella città di Piacenza.
Le mie erano semplici considerazioni motivate dalle grandi difficoltà finanziare (pare un indebitamento superiore ai 50 milioni di euro) in cui era stata portata la Berni, dopo che lo stesso imprenditore padovano l’aveva rilevata (pare in condizioni floride) dalla Nestlè qualche anno prima.
Curiosamente, come leggo da articoli di domenica 20 aprile 2008 e di martedì 22 aprile 2008 pubblicati sulle pagine del giornale piacentino “DELLA PROVINCIA”, altri nostri servizi sulla vicenda hanno trovato una specie di “scherno” da parte del giornalista Antonio Corciulo.
Riporto testualmente uno stralcio: «Parlando di Pignoletti, il quotidiano on line Sambenedetto Oggi scrive: vicino a rilevare la Surgela (oggi, Foodinvest, ndr) nel 2001, ha già acquisito e rilanciato i marchi della Berni (Condiriso, Condipasta), aumentandone le quote di mercato e la diffusione nei supermercati. Un’affermazione quella del giornale sambenedettese che potrebbe suscitare qualche mal di stomaco ai lavoratori piacentini che, di punto in bianco, si sono ritrovati senza posto»
L’occhiello dell’articolo era chiaramente ironico: RITORNI
Il titolo quasi a tutta pagina altrettanto significativo: Dopo il flop Berni-Gragnanese, Alessandro Pignoletti ci riprova
Il sommario: L’ex amministratore dell’azienda di Gragnanino vuole rilevare Foodinvest, realtà agroalimentare di San Benedetto del Tronto in crisi. Istituzioni e Confindustria in lui vedono l’uomo del rilancio.
Proprio su questa fiducia delle istituzioni, (provincia di Ascoli Piceno e comune di San Benedetto del Tronto), il quotidiano piacentino, con un pizzico di ironia, riporta le dichiarazioni di Adriano Federici, presidente della Confidustria ascolana: «Si tratta di un piano importante. È una cordata di imprenditori seri, credibili e che godono di buona fama, che fa capo ad una fiduciaria» e di Massimo Rossi «Le istituzioni sosterranno l’iniziativa industriale del gruppo piacentino».
La fonte di queste notizie sempre il nostro giornale on line. A proposito delle quali il giornalista Antonio Corciulo conclude così: chissà se a Piacenza qualcuno avrà qualcosa da ridire.
Due giorni dopo sempre sullo stesso giornale emiliano il cosiddetto “carico” che porta la stessa firma e questo titolo: Pignoletti conta su Berni. Ma il marchio non è suo. Nell’articolo le preoccupazioni di Guido Molinaroli e Fausto Gandolfi (attuali affittuari con impegno di acquisizione della Berni Alimentare) sul fatto che Pignoletti abbia usato il nome Berni nel piano industriale pro-Foodinvest: «E’ difficile trovare una spiegazione, il nome Berni non dovrebbe proprio esserci. Cercheremo di capire cosa è successo e ci informeremo in modo preciso, anche perché non vogliamo che venga speso il nome Berni»
In sostanza, precisa l’articolista, Pignoletti si è presentato nella Marche “forte” di marchi che non gli appartengono.
Ancora più “strana” l’introduzione dell’articolo: «Stello Bartolomei, segretario provinciale di Ascoli Piceno della Rai Cgil, raggiunto telefonicamente per parlare della proposta che Pignoletti ha avanzato per rivelare la Foodinvest ha qualche grave lacuna. E dire che Renzo Scoglio, segretario provinciale della Flai Cgil e Antonio Chiesa, segretario piacnetino della Fai Cisl, giurano di aver contattato i colleghi marchigiani per metterli in guardia»
Un quadro della situazione abbastanza inquietante che noi di Sambenedettoggi.it e di Riviera Oggi, a scanso di equivoci, approfondiremo con i dovuti particolari. Siamo infatti venuti a conoscenza di fatti che, almeno noi, ignoravamo e che ci hanno particolarmente incuriosito e fatto vedere la questione sotto una diversa luce.
A partire da una “insinuazione” (chiamiamola così) della Fai Cisl di Ascoli che il nostro Oliver Panichi ha riportato con grande professionalità oltre un mese fa.
«Dalla lettura del piano –secondo la Cisl – sembrerebbe che l’interesse prioritario non sia la continuità produttiva, bensì una speculazione edilizia» «Si legge testualmente sul piano – continua la nota Cisl – che l’attuale terreno con gli immobili nel caso di acquisto potrebbe essere commutato in superficie commerciale. Si fa riferimento ad eventuali appoggi delle istituzioni e coperture per tale operazione»
Concludeva la Cisl che sarebbe disponibile ad appoggiare un piano industriale affidabile non considerando tale quello depositato dalla cordata Green Garden, facente capo ad Alessandro Pignoletti.
Insomma, in parole povere, il terreno che è circondato dalla Bollettini ortofrutticoli e dalla Copop, in tal caso, quintuplicherebbe il proprio valore. Complessivamente 20 ettari di terra davanti al mare.
Non a caso ci fu un intervento di Giovanni Gaspari che tagliava corto: «Finché rimango io primo cittadino, la zona non diventerà edificabile», con tutto il bene che vogliamo all’attuale sindaco di San Benedetto la sua affermazione non equivale ad un mai.
Abbiamo anche esaminato altri due piani proposti dalla Green Garden dei quali il terzo ed ultimo (datato 12 aprile 2008) non prevede, fino a prova contraria, piani occupazionali ma solo macchinari.
Da ora in poi cercheremo di capire quanto ci sia di vero negli avvertimenti giunti dalla stampa piacentina.
Partiremo con il chiarire le problematiche sindacali per verificare quanto ci sia di vero sul fatto che Renzo Scoglio della Flai Cgil di Piacenza abbia messo in allarme i propri colleghi ascolani. Se fosse vero…
Cercheremo di capire bene perché da Piacenza affermano che Pignoletti non ha assolutamente alcun potere sul marchio Berni mentre lui continua ad asserire di essere proprietario della Berni. Se non è vero scopriremo chi è l’attuale proprietario anche se su questo interrogativo ci vedo un “fine gioco di parole”.
Chiederemo di sapere (la segretezza appare paradossale) i nomi dei rappresentanti di una presunta cordata che sarebbe dietro all’imprenditore veneto. L’amministratore delegato nonché commercialista Roberto Vianello, sempre fino a prova contraria, non sembra economicamente in grado di un investimento intorno agli otto milioni. Cifra secondo alcuni esperti che sarebbe necessaria per “risuscitare” l’ex Surgela. Potrebbe essere lo stesso Pignoletti? Glielo auguriamo.