SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Si torna a parlare di rhynchophorus ferrugineus, meglio conosciuto come punteruolo rosso. L’insetto di origine asiatica che dal mese di ottobre minaccia seriamente le nostre palme continua ancora a mietere vittime e a preoccupare la cittadinanza.
Dopo alcuni accertamenti fatti la scorsa settimana a San Benedetto è stata rinvenuta un’altra palma “malata” in piazza Sciocchetti di fronte all’Istituto Alberghiero.
Il coleottero Curculionide originario del sud est asiatico è un parassita che attualmente può essere eliminato solo abbattendo la pianta infetta.
L’allarme resta alto su tutto il territorio nazionale. Per ciò che concerne la nostra città si sta andando avanti a tentativi al fine di trovare un rimedio che possa evitare l’abbattimento totale della palma.
Domani, 20 maggio, si svolgerà un incontro tra l’agenzia regionale Assam, il responsabile del servizio Aree Verdi del Comune Lanfranco Cameli e la Protezione Civile per discutere di un monitoraggio a tappeto delle palme che si trovano al centro di San Benedetto.
Diversi i tentativi svolti finora per evitare l’abbattimento delle piante. Nei mesi scorsi sono state posizionate delle trappole, dei vasi rossi collocati alla base delle palme volti a individuare dove si trovano gli esemplari adulti del pericoloso coleottero (tali vasi contengono dei feromoni che attirerebbero gli insetti).
A Grottammare, stanno provando a tagliare le foglie lasciando il nucleo principale della pianta e bombardandolo poi di trattamenti, (naturalmente non tossici per le falde acquifere): un altro tentativo in via del tutto sperimentale che è stato fatto per ora solo su una pianta che si trova davanti al negozio “Globo”.
Ad oggi l’unica soluzione resta quella di sminuzzare la pianta, ma ciò ha un grande costo, spesso inaffrontabile per i privati.
«Il problema è serio – afferma l’assessore all’Ambiente Paolo Canducci – l’unica cosa che mi fa ben sperare è che noi, a differenza di altre regioni in Italia, siamo intervenuti apparentemente in anticipo. Tuttavia per ora la situazione è critica, le Marche restano comunque una regione a rischio, con il divieto, per almeno due anni, di importare né esportare palme. È stato infatti con l’importazione delle palme dall’Africa e dalla Spagna che l’insetto è arrivato da noi».