MONTEPRANDONE – Alcuni cittadini insorgono contro la costruzione di alloggi popolari in una zona ritenuta non adatta.
Diciassette proprietari residenti delle contrade Miramare, Fontevecchia e Bora Ragnola hanno fatto ricorso al Tar Marche contro il Comune; nel mirino la prevista realizzazione di una zona Peep (piano di edilizia economica e popolare) tra via Miramare e Fontevecchia.
L’area, di proprietà comunale, è oggi destinata a verde attrezzato.
L’avvocato Paolo Bartolomei, legale dei ricorrenti, sostiene: «Nel 2002 venne approvato il nuovo Piano Regolatore che non prevede aree per le case popolari. Per realizzare edilizia popolare, le amministrazioni successive sono costrette con due varianti a trasformare in edificabili due aree destinate a verde pubblico: la prima a Centobuchi in via Liberazione e la seconda a ridosso del paese, tra via Miramare e Fontevecchia».
Ma i residenti insorgono. In via Miramare, asserisce l’avvocato, la variante toglierebbe al quartiere l’unica zona verde, oggi utilizzata come parcheggio e verde attrezzato a servizio del campo sportivo comunale. Si tratta di un’area utilizzata in occasione di manifestazioni soprattutto estive.
Oltre alla paventata perdita di verde, i residenti sollevano anche un problema di dissesto idrogeologico.
Sempre Bartolomei: «C’è uno slittamento del terreno che ha già provocato lesioni permanenti a diversi edifici di via Miramare, ancor oggi visibili, e che portarono a suo tempo alla condanna del costruttore dopo un processo. Nel sottosuolo della lottizzazione di via Miramare e anche dell’area in cui si vuole costruire il Peep scorre una falda acquifera, tenuta sotto controllo da una pompa sommersa sempre in funzione da oltre venti anni».

Perciò, secondo il legale dei cittadini ricorrenti, tutto ciò sconsiglierebbe l’ulteriore urbanizzazione della zona: i residenti temono la ripresa del movimento franoso e il crollo delle loro case.
C’è poi un ulteriore motivo di ricorso, stavolta di ordine normativo: l’avvocato Bartolomei sostiene che il Comune abbia utilizzato procedure non corrette.

«La legge 865 del 1971 prevede che i Peep debbano essere localizzati in aree edificabili nel Prg, se ancora libere; e Monteprandone ne ha numerose. Inoltre negli ultimi anni a Monteprandone sono stati accorpati ed edificati diversi comparti di almeno 15 mila metri quadri, senza riservare spazio alle case popolari, come invece vuole una procedura imposta per legge dalla Provincia in sede di approvazione del Prg, ma costruendo solo edilizia residenziale, più remunerativa per i proprietari, che così non subiscono espropri».
Un modus operandi che ora viene criticato nelle motivazioni del ricorso al Tar verso l’amministrazione comunale guidata da Bruno Menzietti.