SAN BENEDETTO DEL TRONTO – I lavoratori della Foodinvest si affidano a un luminare del Diritto del Lavoro, il professor Piergiovanni Alleva, docente presso l’Università di Ancona. L’avvocato è noto nel settore, partecipa a workshop e dibattiti presso la Cgil e il Dipartimento Lavoro nazionale di Rifondazione Comunista, ha scritto articoli su Il Manifesto e libri sulla tutela dei diritti dei lavoratori. E’ stato ospite a dibattiti su Radio Radicale e a giugno del 2007 ha presentato una proposta di legge contro la precarizzazione del lavoro in un convegno dell’associazione Giuristi Democratici.
Nel frattempo la situazione dell’azienda di surgelati sambenedettese è sempre critica e sui lavoratori pende la spada di Damocle della procedura di licenziamento collettivo. Pochi sono stati i frutti dei due incontri romani dei sindacati e della proprietà Malavolta presso il ministero delle Attività Produttive. Da una parte c’è la prospettiva della cassa integrazione, dall’altra la possibilità di un’amministrazione straordinaria per la ripresa della produzione e la conservazione del suo patrimonio. Di imprenditori disposti a far ripartire la storica azienda nessuna traccia, soprattutto nel centro Italia. L’imprenditore fermano Enzo Rossi, come noto, potrebbe rilevare l’azienda per chiuderla e concentrare la produzione a Rotella, in un altro stabilimento del gruppo Malavolta.
La strada dell’amministrazione controllata secondo le normative può essere applicata dal ministero solo nei confronti di realtà industriali con più di 200 dipendenti. Entrerebbero in gioco dei commissari straordinari nominati dal Governo per mettere in atto un programma di ristrutturazione.
Ma c’è un problema: fra Foodinvest di San Benedetto e Marollo di Rotella non si raggiungono i 200 dipendenti (sono 170). Per raggiungere la soglia critica i sindacati potrebbero proporre ai Malavolta di porre sotto amministrazione straordinaria anche un loro stabilimento di Pordenone. Ma la Cgil non è d’accordo, visto che quello stabilimento sta riprendendo la produzione dopo il fallimento del novembre scorso.
Nel recente incontro romano i sindacati hanno evitato di sedere al tavolo proprio per il fatto di non avere una posizione condivisa sull’argomento.
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