Da Riviera Oggi n 716
SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Qualcuno lo definisce il migliore architetto del mondo; lui si schernisce e precisa che, come ha già detto Adolfo Guzzini dell’omonima industria, è «tra i più famosi architetti italiani in Cina». Lui è Enzo Eusebi, perfetto esempio glocal partorito da San Benedetto. Per la serie: nessuno è profeta in patria.
Dal progetto dell’Alberghiero della nostra città alle Torri di Kunlun a Pechino, Eusebi ha percorso figuratamente migliaia di chilometri nel segno di un’architettura a tratti avveniristica ma sempre funzionale, perché la formazione di ingegnere lo porta a valutare l’Estetica non come risultato eslusivo». Eppure, adesso che è entrato nella sfera dell’architettura internazionale, la sua città natale, San Benedetto, sembra averlo dimenticato. Odio e amore. Ricordi e dolore. «Probabilmente visto come stanno le “cose”… non farò più nulla a San Benedetto» sentenzia anzi. Perché lui non ci sta rispetto a questo sistema.
Vorrebbe parlare, forse, del progetto che aveva realizzato per la facoltà di Economia, certamente avveniristico e caratterizzante l’intera area di Porto d’Ascoli, «ma la Sovrintendenza lo bocciò perché non in coerenza con il quartiere…». Vorrebbe parlare forse anche dell’Alberghiero, realizzazione che gli ha dato notorietà internazionale , e che invece ha visto proprio a San Benedetto oppositori ferocissimi. Vorrebbe parlare forse del “dimenticato” centro sociale di via Montello (Bruno Zevi gli dedicò la copertina della Rivista “Architettura Cronaca e Storia”), o dell’allestimento per conto della regione Marche della mostra “Mare di Corda” nelle sale del Mercato Ittico (e successivamente pubblicata su libri e riviste internazionali) ma che l’allora amministrazione Perazzoli demolì dopo appena 15 giorni dalla chiusura dell’evento (le sale sono, ancora adesso, vuote…).

O forse anche della centrale Piazza Cavour di Martinsicuro, che addirittura non venne mai inaugurata anche se è perfettamente fruibile. Potrebbe dire delle cose interessanti sull’area del Ballarin, che lui per primo, qualche anno fa, ripensò in maniera originale, e che adesso potrebbe essere ceduta alla Fondazione Carisap per poi essere progettata da un’architetto internazionali: «Nel 2006 ero a Canton, insieme ad altri 20 architetti italiani (tra cui Piano e Fuksas, ndr), invitati ad accogliere la delegazione governativa formata, tra gli altri, da Prodi, Bonino Di Pietro e Montezemolo, all’interno della Mostra Internazionale organizzata dall’I.C.E.. Non abbiamo bisogno di rivincite personali, spiega: «Recentemente siamo stati invitati a Roma (assieme ad 8 studi internazionali!) dall’amministrazione Veltroni per il piano di Riqualificazione Urbana della Magliana, a Pechino stiamo realizzando i grattacieli più importanti della città, una mia opera di Porto Sant’Elpidio è stata inserita tra le 25 più importanti al mondo dalla Fondazione Barbara Capocchin».
Eppure brucia il sistema Italia, una casta oppressiva e non solo politica che limita le possibilità di tanti individui: «Come giudicare quello che è accaduto per i concorsi degli stadi comunali di Pesaro e di Teramo? Abbiamo partecipato ma poi entrambe le gare sono state annullate. Chissà perché».
Ma Eusebi ha ancora idee per la sua San Benedetto: «Il lungomare? Sono del parere che le opere pubbliche devono avere una priorità etica e non estetica: conseguenza le pavimentazioni esterne devono avere un costo di cento euro al metro quadrato. Non ritengo giusto spendere migliaia di euro per un lampione e non finanziare così scuole, sanità e servizi sociali».
Riguardo la San Benedetto del futuro, Eusebi pensa che innanzitutto occorre riqualificare e potenziare le comunicazioni (aeroporti, spostare parte dei trasporti su mare, per esempio). Per l’urbanistica contemporanea siamo ormai un “quartiere” della Città Adriatica, la metropoli che si snoda, lungo le arterie ferroviarie, autostradali dalla Romagna fino al sud della Puglia… Per il turismo internazionale la dorsale adriatica rispetto a quella tirrenica è certamente condizionata da diversi fattori che la penalizzano“; nel Tirreno si fa un turismo di élite, sono state applicate da tempo risorse per la salvaguardia del paesaggio, si innescano le città storiche di Genova, Firenze, Roma e la costiera Amalfitana: facile programmare da queste basi!».