SAN BENEDETTO DEL TRONTO – «Andate a lavorare» gridano i 300 spettatori del Riviera. E la Samb ripiomba nel baratro.
La terza sconfitta consecutiva, quella contro il San Marino, la prima in casa della gestione Piccioni – parentesi: i rossoblu non perdevano davanti al pubblico amico dallo scorso ottobre (a imporsi, anche allora di misura, il Perugia) – riapre la crisi. Profonda. Preoccupante. Come se non più di quella di qualche mese fa, prima dell’insediamento dell’allenatore sambenedettese.
Una prestazione sconcertante quella cui si sono resi protagonisti Visi e compagni, incapaci di reagire allo sfortunato autogol di Pistillo, dopo appena 2′. Alla fine conteremo un solo vero pericoloso verso la porta sammarinese, quello del minuto 26, con Alfageme (beccatissimo da buona parte del pubblico di fede rossoblu) che ha alzato troppo il pallonetto tentato dopo l’uno-due con Villa.
Stavolta non c’è nemmeno l’alibi delle seconde linee: nel primo tempo hanno giocato Visi, Santoni e Camisa, titolari inamovili. Poi, nella ripresa sono entrati in campo pure Palladini, Curiale e Cia. Se ci mettiamo che di fronte c’era una squadra di categoria inferiore, la scusante dei rincalzi regge poco o niente.
Il quadro dunque, torna a farsi nebuloso. Se le premesse sono queste – il rapporto tra Piccioni e Nucifora, nonostante le dichiarazioni del ds di origini siciliane, tutt’altro che idilliaco; la squadra che è tornata quella timorosa e impacciata della gestione Ugolotti; il pubblico, o almeno una buona parte di esso, distante dai giocatori e contro la proprietà – la strada che porta alla salvezza si fa parecchio in salita. Speriamo di sbagliare, ma ci pare che il clima attorno alla Samb sia tornato pesantissimo.