SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Operai messi in mobilità, in attesa di un licenziamento collettivo, costretti a stare con le mani in mano in uno stabilimento gioiello, fra mura e macchinari messi a garanzia di un concordato preventivo.
Non è facile mettersi nei panni dei lavoratori della Foodinvest. La nota crisi e il futuro oscuro dietro l’angolo li ha portati in Comune, nel pomeriggio di mercoledì, per una affollata riunione con il sindaco Gaspari e l’assessore provinciale al Lavoro Mandozzi.

«Un incontro per capire se esiste una posizione unitaria da parte dei lavoratori. La auspichiamo, perchè darebbe loro più forza», affermano i due esponenti del Partito Democratico.
Il 13 febbraio presso il Centro per l’Impiego della Provincia si incontrano la proprietà, le istituzioni, i sindacati e il commissario giudiziale Paolo Petrocchi designato dal tribunale di Ascoli per seguire l’adempimento delle previsioni contenute nel concordato preventivo chiesto dalla Malavolta Corporate per lo stabilimento di surgelati. L’incontro sarà importante per capire se il concordato verrà considerato congruo.
Gli operai non si fidano più del loro (ex) datore di lavoro, l’imprenditore Aristide Romano Malavolta. C’è chi parla di proporre istanze di fallimento, Provincia e Comune criticano l’incapacità manageriale che ha portato lo stabilimento a questo punto.

«Stiamo lavorando per far continuare a produrre la Foodinvest e non perdere il patrimonio di esperienza di questi lavoratori, importanti per tutto il distretto agroalimentare. Il Piceno non può continuare con la cassa integrazione», ripetono Gaspari e Mandozzi.
In questa fase delicata rimane il riserbo sugli incontri avvenuti fra le istituzioni e alcuni possibili acquirenti dell’azienda.
IL CONCORDATO Il piano di rientro dai debiti (17 milioni e mezzo di euro il fabbisogno per coprire creditori privilegiati e chirografari) mette come parziale garanzia il fabbricato industriale di Porto d’Ascoli e alcune linee di produzione.
La restante somma deriverebbe invece dal “realizzo delle attività disponibili”: crediti sociali, immobilizzazioni, gestione della Foodinvest fino a settembre 2008 fino al termine dell’ultima campagna agronomica da realizzare per la Nestlè. Eppure i lavoratori sono molto vicini, ora, al licenziamento collettivo.
A fine anno il gruppo Malavolta afferma di voler trasferire le linee di produzione a Rotella, nell’entroterra, in un suo stabilimento lontano dallo snodo autostradale e dalla ferrovia, «per generare economie di scala assolutamente necessarie per il salvataggio del core business, prevedendo anche la riassunzione di parte delle maestranze attualmente impiegate presso la Foodinvest» (citazione testuale della proposta di concordato preventivo).
Nel piano di rientro dai debiti sono stati considerati esigibili al 40% i crediti commerciali e finanziari infragruppo, che incidono per il 46% sul totale delle poste attive del piano.