ASCOLI PICENO – Sarà di nuovo interrogato all’inizio della prossima settimana, dopo aver letto l’ordinanza di custodia cautelare tradotta in albanese.
L’uomo che si è consegnato spontaneamente ai Carabinieri di San Benedetto lo scorso mercoledì nega tuttavia ogni addebito riguardo al cruento omicidio di Petrit Keci, l’albanese trovato morto e semicarbonizzato nelle campagna di Acquaviva Picena.
Ervis Cela, già ricercato attivamente dagli inquirenti per il delitto, aveva a suo carico un ordine di arresto da parte del Gip di Ascoli Piceno e ora si trova dietro le sbarre a Marino del Tronto dopo essersi presentato spontaneamente in caserma.
Questo afferma uno dei suoi due legali, l’avvocato sambenedettese Maurizio Cacaci: «Il mio assistito nega ogni accusa e si dichiara estraneo ai fatti. Ora verrà reinterrogato nei prossimi giorni, credo a inizio settimana. Pur parlando bene l’italiano, ha chiesto espressamente di poter avere la traduzione in albanese dell’ordinanza di arresto, per avere una chiara e minuziosa idea delle accuse che gli vengono mosse».
Nei prossimi interrogatori, dunque, gli investigatori contano di ottenere risposte alle varie contestazioni che muovono a Cela e chiarimenti rispetto alle prove e agli indizi che lo collegherebbero al delitto di Acquaviva. Durante l’interrogatorio di garanzia l’uomo, assistito anche dall’avvocato Gennaro Lettieri, si è avvalso della facoltà di non rispondere.
Cela ha 34 anni, è scapolo e lavora come artigiano. Risiede a San Benedetto del Tronto e si trova in Italia da molti anni, in regola con i permessi di soggiorno.
L’omicidio di Petrit Keci per il momento rimane ancora circondato da un certo mistero. Per le modalità di esecuzione, comunque, è sembrato essere stato chiaramente programmato. Un’eliminazione di una persona in perfetto stile mafioso, con tanto di tentativo di bruciare il cadavere per eliminare ogni traccia degli esecutori del delitto.