SAN BENEDETTO DEL TRONTO – L’antico mestiere dei funai, un lavoro perduto nel tempo ma ancora vivo nelle menti degli uomini che da giovani hanno contribuito a far nascere quella che oggi, nella nostra zona, è diventata una delle più fiorenti aree di produzione di cavi in acciaio, verrà celebrato domenica 3 febbraio, giorno in cui la Chiesa ricorda San Biagio, il loro santo protettore.

L’auditorium Comunale renderà omaggio a questo antico mestiere premiando ben 30 persone, ex funai a cui è stato riconosciuto il valore del loro apporto lavorativo “in un settore delicato della vita sociale sambenedettese, come quello della lavorazione della canapa”. Per ripercorrere l’ascesa e la caduta di questo mestiere, scomparso a causa dell’introduzione delle moderne tecnologie che hanno minato alla radice la preziosa attività dei funai, il professor Renato Novelli dell’Università Politecnica delle Marche aprirà l’incontro con una relazione intitolata “Il giro del mondo in un sentiero”.

«Abbiamo scelto questo titolo in base al numero di chilometri di corda prodotti ogni anno dai funai. Circa 7 mila chilometri – precisa il professor Novelli – Con una media giornaliera di 28 chilometri. Cercherò di incentrare il mio discorso sul loro lavoro visto come attività preindustriale raccontando gli episodi fondamentali che portarono al riconoscimento legale e sindacale di questa categoria, come il famoso episodio della marcia dei lavoratori del 1953, dove i funai da San Benedetto raggiunsero Ascoli in segno di protesta, rivendicando forme di assistenza legittime e necessarie per il loro lavoro».

Per l’occasione è stato invitato anche Domenico Nico, funaio che racconterà in prima persona le esperienze del suo lavoro, condite da episodi di grande interesse del passato, come quando, durante la Seconda Guerra Mondiale, la maestria dei funai venne utilizzata per la produzione delle corde per le tende da campo dell’esercito.

LE PREMIAZIONI La manifestazione organizzata in collaborazione con il Circolo dei Sambenedettesi prevede la consegna di una medaglia e di un attestato a 30 funai e due retare, donne altrettanto preziose per la storia dell’economia della città. I premiati di quest’anno sono: Adelmo Ascolani, Giuseppe Colli (ex prefetto di Ascoli Piceno), Mario Cutella, Pietro Galiè, Francesco Grannò, Franco Mangiola, Giovanni Melchiorri, Eugenio Merlini, Giovanni Merlini, Pietro Merlini, Biagio Mignini, Giuseppe Moretti, Mario Offidani, Pietro Offidani, Benito Piattoni, Giulio Piattoni, Nunzio Piattoni, Benedetto Pignotti, Giovanni Quondamatteo (poeta dialettale, che sarà assente domenica 3 febbraio poché ritirerà un premio nella Provincia di Roma, assegnatogli dall’Università delle Tre Età), Federico Ricci, Giulio Ricci, Mirella Romani (figlia di Alfonso, uno degli inventori della “macchinetta” per filare la canapa), Mario Rosati, Pietro Rosetti, Nazzareno Rosetti, Nicola Spinozzi, Benito Spurio, Fernando Testa, Francesco Vagnoni (sindacalista Cgil) e Gaetano Spagnolini. Le retare premiate saranno Silvana Lattanzi e Silvana Tremaroli (quest’ultima anche nota come “Leda” o “la bianca lana”).