VAL VIBRATA – La Giornata della Memoria e le commemorazioni verso le persecuzioni razziali della seconda guerra mondiale, hanno un aggancio forte seppur da molti ignorato con la storia della Val Vibrata: vicende abbandonate inspiegabilmente nel dimenticatoio nel corso di decenni. E’ il caso ad esempio dei campi di concentramento per ebrei e prigionieri politici allestiti in diverse località abruzzesi, e che e che erano particolarmente numerosi nel Teramano. La sola Val Vibrata, ad esempio, ne contava ben 5, dislocati a Tortoreto, Alba Adriatica, Corropoli, Nereto e Civitella.

A Corropoli il centro di raccolta era presso la Badìa, a Civitella presso il Convento francescano, ad Alba Adriatica presso la villa di Francesco Tonelli, a Tortoreto nel palazzo De Fabritiis, a Nereto nella Casa Santoni, al Palazzo Bacologico e presso la Casa Lupini.

La triste vicenda, sconosciuta ai più, è stata sapientemente descritta dalla professoressa Italia Iacoponi nel volume “Il Fascismo, La Resistenza, i campi di concentramento in provincia di Teramo”. Un lavoro scrupoloso di ricerca di archivio, di studio di documenti storici e di trascrizione di testimonianze che ha riportato alla luce verità dimenticate sui vari istituti detentivi presenti nel teramano dal 1940 al 1944.

Il libro ha una genesi piuttosto lunga – quasi un ventennio – nel corso del quale la Iacoponi, insegnante di storia e italiano nella scuola media e poi nell’Itc di Nereto, ha portato avanti il lavoro insieme ai numerosi alunni a cui ha insegnato nel corso degli anni. «Il progetto di ricerca è nato quasi per caso, e risale addirittura al 1980. Avevo portato i miei alunni a visitare l’Archivio di Stato di Teramo, per dare loro occasione di entrare a contatto con i documenti dell’epoca e conoscere gli eventi storici che avevano interessato la nostra zona. Abbiamo così rinvenuto una serie di carte quasi del tutto sconosciute che testimoniavano la presenza nella provincia di Teramo di numerosi campi di concentramento, con i nominativi di tutti i detenuti che erano stati rinchiusi nelle strutture. Da lì abbiamo cominciato a ricercare e a trovare altro materiale che ha permesso di risalire a quando ogni campo era stato istituito, come era organizzato, come venivano trattati i prigionieri. Ci sono voluti anni – prosegue la professoressa – e alla fine i documenti raccolti insieme ai ragazzi erano così tanti che abbiamo deciso di farne un libro».

Nelle 315 pagine del volume scorrono decenni di storia nazionale e locale, dalla prima guerra mondiale alle vicende del fascismo e delle persecuzioni razziali, che si caratterizzano nella provincia di Teramo con la nascita di istituti di detenzione in cui venivano reclusi ebrei, polacchi, oppositori del nazifascismo, ammassati a centinaia in casolari o palazzi privi di ogni servizio igienico e controllati a vista in attesa di prendere la più triste via – spesso senza ritorno – dei grandi campi di concentramento come Auschwitz o Dachau. Edifici in cui si dormiva in inverno con le finestre aperte, da cui si poteva uscire solo con dei permessi e strettamente sorvegliati, e nei quali la popolazione locale introduceva furtivamente di notte cibo e beni di prima necessità per aiutare a proprio rischio i detenuti.

Particolarmente significative le testimonianze dirette di alcuni dei prigionieri, che con la fine della guerra rimasero nella zona perché trovarono l’amore e si sposarono.

Gli edifici, ristrutturati nel corso dei decenni, non hanno più conservato la memoria di quegli avvenimenti, che è andata perduta anche tra la gran parte della popolazione locale.
«Sono grata all’Unione dei Comuni e all’assessore alla cultura Dino Pepe – ha concluso la signora Iacoponi – perché grazie al ciclo di conferenze che verrà fatto nei plessi scolastici della Val Vibrata in occasione della Giornata della Memoria, si darà la possibilità ai giovani di conoscere ed essere consapevoli delle vicende storiche legate al proprio territorio».