SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Un faldone color arancione poggiato sulla scrivania del sindaco Gaspari contiene il progetto, anzi i progetti, presentati al Comune dalla famiglia Tormenti, properietaria della Sambenedettese Calcio.
Per cosa? Ovviamente per la messa a norma dello stadio Riviera delle Palme e per quella che potremmo chiamare la “messa a reddito” dell’impianto dopo la cura di bellezza.
«Stiamo valutando se il progetto dei Tormenti è fattibile – spiega il sindaco Gaspari – sicuramente è un’idea impegnativa. Loro ci hanno chiarito quali margini di modifica ci sono nella loro proposta. Arriverà il momento in cui renderlo pubblico, prima nelle commissioni consiliari poi in Consiglio comunale, visto che servirà una variante urbanistica».

Traduciamo: come noto il Riviera delle Palme, nonostante la recente costruzione (22 anni fa), nonostante sia uno degli stadi in Italia con il minor rischio di contatti fra tifoserie ospiti, ha bisogno di una spesa di almeno tre milioni di euro per soddisfare le stringenti regole antiviolenza partorite dal Governo nel corso del 2007 così travagliato per la violenza negli stadi.
Beauty farm, palestre, foresterie, negozi di gadget sportivi, servizi insomma che possano produrre reddito. I fratelli Tormenti sono imprenditori, e come tali non investono se non hanno un ritorno economico. Si aspettano una risposta dal sindaco per la prossima settimana. Arriverà?
VIDEOSORVEGLIANZA Il Comune ha bisogno della Samb, e infatti paga i 450 mila euro del nuovo impianto di videosorveglianza, per il quale è stato pubblicato il bando di gara. Ora le ditte che vorranno fare la loro offerta avranno tempo fino a quasi tutto il mese di febbraio. Il 30 aprile invece scade il termine ultimo e per quella data il Riviera dovrà avere un impianto di videosorveglianza a norma.
La città calciofila attende con trepidazione l’apertura delle buste e dei faldoni, sperando di non avere una Samb a porte chiuse, di ricevere uno stadio più sicuro e di vedere un contesto intorno allo stadio più bello di quanto sia ora.