SAN BENEDETTO – Equivoci e disinformazione a proposito del contributo scolastico che normalmente viene versato dalle famiglie italiane all’atto della preiscrizione dei figli. Lo rivela l’Adiconsum, l’associazione dei consumatori che in seguito alle numerose segnalazioni ricevute ha verificato la reale natura della somma chiesta dagli istituti.

«Il cosiddetto“contributo scolastico” – si legge in una nota – che a seconda delle scuole oscilla mediamente dagli 80 ai 110 euro da pagare entro il 30 gennaio, scadenza utile per le preiscrizioni negli istituti scolastici di ogni ordine e grado, ha portato l’Adiconsum ad effettuare delle verifiche, e abbiamo scoperto alcune cose che non vanno».

L’associazione spiega innanzitutto la differenza tra tassa scolastica e contributo scolastico o d’Istituto: la prima è regolata dalla legge, la quale esonera gli alunni in età di obbligo formativo e quelli appartenenti a famiglie disagiate, mentre il secondo è una cifra definita dalla scuola.

«Nella legge Bersani (40/07) – prosegue la nota – il contributo è considerato come “un’erogazione liberale a favore degli istituti scolastici di ogni ordine e grado”. In altre parole è una somma volontaria alla scuola. La legge precisa, inoltre, che deve essere finalizzato all’innovazione tecnologica, all’edilizia scolastica, all’ampliamento dell’offerta formativa. Lo stesso articolo di legge precisa che può essere detratto dalla dichiarazione dei redditi nella misura del 19%, purché venga versato a mezzo bonifico bancario o bollettino postale. Alla luce di queste disposizioni è, quindi, evidente che il contributo scolastico volontario non può essere considerato obbligatorio ai fini dell’iscrizione alla scuola pubblica».

L’Adiconsum ha anche effettuato un’indagine su molti siti internet di scuole e istituti scolastici, affermando che sono venuti alla luce dei «dati sconcertanti», poiché non viene specificata la volontarietà del contributo che viene di fatto passare come obbligatorio, mentre altre scuole addirittura lo definiscono arbitrariamente una “tassa”, inducendone l’obbligo di pagamento.

Addirittura alcuni istituti precisano che anche chi è esonerato dalla tassa scolastica non lo è però dal versare il contributo.

«Risulta pertanto – conclude l’associazione – la non correttezza e in molti casi l’ingannevolezza dell’informazione comunicata dalla scuola. L’Adiconsum chiede quindi al Ministro della Pubblica Istruzione una precisazione in merito, e alle famiglie di essere consapevoli che il contributo scolastico richiesto è, per legge, volontario».