SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Promosso, bocciato o rimandato: Nicolas Sarkozy non fa parlare solo per la stucchevole love story con Carla Bruni. Il presidente della Repubblica francese è tornato dalla vacanze egiziane con una idea originale: assegnare degli “indicatori di risultati” ai suoi ministri, con i quali valutare l’efficacia del loro operato.

Ad esempio, il ministro dell’Istruzione Xavier Darcos dovrà sforzarsi per far lavorare gli insegnanti nelle ore di straordinario; quello dell’università Valerie Pecresse sul numero di atenei che hanno adottato la riforma dell’autonomia universitaria; il ministro della Cultura Chrstina Albanel sul numero di visitatori dei musei ad ingresso gratuito; quello degli Esteri Bernard Kouchner sul numero di ministri francesi presenti ai consigli dei ministri europei; il ministro dell’Immigrazione Brice Hortefeux sul numero di clandestini espulsi.

Saranno circa 450 i criteri complessivi, di cui una ventina saranno utilizzati per far capire ai francesi «l’azione di modernizzazione del Paese». Il sistema à la Sarkozy si presta ad ovvie critiche (chi stabilisce la priorità degli indicatori di risultati? Non dovrebbe essere lo stesso Esecutivo, e neanche una società di consulenza esterna – in questo caso, la Mars&Co – quanto i cittadini o, per delega, il Parlamento), tuttavia segnala la volontà di uscire – si spera – dalla vacuità del politichese italico.

Cosa accadrebbe, ad esempio, se un sistema del genere venisse adottato in Italia e, in particolare, nei comuni della Riviera delle Palme (cosa non difficilissima: già al momento esistono varie indagini che misurano, a livello cittadino, la “qualità della vita”). Se ad esempio gli assessori allo Sport Fanini o Santori o Loggi venissero valutati sulla base del numero di ore in cui gli impianti sportivi pubblici restano a disposizione (magari gratuita) del pubblico; se gli assessori alla Cultura Sorge o Piergallini o Di Girolamo dovessero rendicontare ogni anno quanti visitatori si sono registrati nei musei comunali; se gli assessori all’Ambiente Canducci o Capriotti o Marinelli dovessero spiegare ogni anno l’andamento della superficie impermeabilizzata (asfalto e cemento) rispetto a quella permeabile…

E via discorrendo. Forse si arriverebbe al momento elettorale con meno “chiacchiere” e più sostanza. Ma probabilmente le nostre città non sono ancora pronte ad un discorso del genere. Purtroppo.