SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Fa per mostrare la pancia, ma sotto il maglione che indossa c’è qualche chilo in meno. Tredici giorni di carcere sono duri. Eppure sono passati.
Enrico Piccioni è un uomo libero, ha ritrovato la sua famiglia, gli affetti, la Samb. Stamattina è tornato al Riviera delle Palme per riprendere il suo posto. «Ridatemi la mia squadra» aveva detto giovedì, pochi minuti dopo aver lasciato il carcere di Villa Fastiggi di Pesaro. E’ stato accontentato e oggi lo ha ripetuto: «Agli avvocati avevo chiesto di ridarmi la Samb».
I calciatori e lo staff tecnico, uno ad uno, quasi in silenzio, come in segno di rispetto per le sofferenze patite nelle ultime settimane da Piccioni, lo hanno salutato, abbracciato e baciato. Occhi lucidi, voci strozzate dall’emozione.
Dai mister che si riparte. La salvezza, si saranno detti, è ancora tutta da costruire. Ci penso io, avrà fatto Piccioni.
Poi è arrivato il momento dei ringraziamenti. Seduto davanti ai microfoni della sala stampa del Riviera delle Palme l’allenatore rossoblu ha fatto quasi fatica a parlare. Il momento più toccante – quant’è stata dura trattenere le lacrime, vero mister? – quando il Baffo ha ricordato e salutato le persone conosciute nei giorni di detenzione a Marino del Tronto e a Pesaro.
Perché prima che allenatori si è uomini. E allora viene facile capire che quel lenzuolo con sopra un po’ di spray blu – c’è scritto “Forza Enrico” – appeso in sala stampa dalla domenica della partita contro il Taranto in avanti, vale più di mille parole. Piccioni lo sa, tanto che se lo è portato a casa. Dai mister che si riparte.

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Riprese e montaggio di Pier Paolo Flammini