Da Riviera Oggi numero 706VAL VIBRATA – Giro di vite sulla prostituzione secondo le intenzioni del Ministro dell’Interno Giuliano Amato. Con un disegno di legge che, attraverso dodici articoli, va a modificare la legge Merlin del 1958 e ad adattarla alle mutate condizioni della società odierna, vengono inasprite le pene per gli sfruttatori, si introducono pene pecuniarie e detentive anche per i clienti (in caso abbiano a che fare con minorenni) e si vorrebbero istituire delle aree”off-limits” all’interno delle quali è proibito esercitare il mestiere più antico del mondo. Zone franche quindi e zone “a luci rosse” – stabilite a discrezione dei sindaci – dove è permessa o meno la prostituzione e l’impunibilità dei clienti.

Il disegno di legge – che si sarebbe dovuto discutere giovedì 28 novembre dal Consiglio dei Ministri, ma che è stato poi improvvisamente rimandato a data da destinarsi – non piace non solo a molti parlamentari e ministri dell’attuale Governo, ma anche a molti amministratori comunali che si trovano a dover combattere quotidianamente sul territorio con il fenomeno della prostituzione e che ravvisano nei nuovi articoli di legge numerose ambiguità ed incertezze nella loro esatta interpretazione.

«Piuttosto discutibile è l’articolo 9 del disegno di legge – ha commentato Mauro Scarpantonio, sindaco di Controguerra – che vieterebbe l’esercizio della prostituzione solo in alcune zone del territorio, come ad esempio scuole, chiese, ospedali, ma non in tutto il territorio comunale. Così facendo i sindaci sono costretti scegliere di applicare il divieto su una zona piuttosto che un’altra, entrando in conflitto con il proprio territorio e i propri cittadini. Le nuove norme che dovrebbero essere approvate – ha proseguito Scarpantonio – sono solo una maniera ipocrita del Ministro di indirizzare la prostituzione verso luoghi meno frequentati o negli appartamenti, e quindi una legittimazione implicita della prostituzione nelle abitazioni private. Basterebbe invece tornare a rendere legali le case di appuntamento, che tuttora già ci sono ma esercitano illegalmente – per risolvere il problema dello sfruttamento della prostituzione».

Scarpantonio, al centro di numerose polemiche per l’ordinanza che vieta le contrattazioni sessuali su tutto il territorio comunale, afferma che il Governo dovrebbe essere meno confusionario sul tema e offrire direttive più precise per permettere ai vari Comuni di avere uno strumento efficace con il quale poter combattere il fenomeno della prostituzione.

«Il disegno di legge, così come è stato impostato – ha commentato Abramo Di Salvatore, sindaco di Martinsicuro – è solo un palliativo che non va a risolvere il problema in se e per sé. I sindaci sulla prostituzione non possono prendere decisioni discutibili e assumersi delle responsabilità che invece dovrebbero spettare unicamente al Governo». Anche il primo cittadino di Martinsicuro ha ipotizzato che la riapertura delle case chiuse potrebbe essere una possibile soluzione allo sfruttamento di tante ragazze costrette a prostituirsi in strada.

Tra le novità introdotte dal ministro Amato ci sarebbe anche la non punibilità del proprietario dell’immobile concesso a chi vi eserciti la prostituzione, a patto che il pagamento dell’affitto non sia stabilito in relazione ai proventi dell’attività.

La prostituzione negli appartamenti è un fenomeno piuttosto diffuso a Martinsicuro, e si consuma nella maggior parte dei casi nelle palazzine semideserte sul lungomare, che d’estate ospitano i turisti e d’inverno si trasformano in case di appuntamento illegali, spesso costituendo una cospicua fonte di reddito per gli affittuari.

«Abbiamo riscontrato negli ultimi mesi – ha proseguito Di Salvatore – una sempre maggiore collaborazione da parte dei cittadini e anche di amministratori di condominio nel segnalare al Comune, e di conseguenza alle forze dell’ordine, quegli appartamenti nei quali si svolgono incontri a scopo sessuale. Il Comune può affrontare più efficacemente il problema se trova l’appoggio e sostegno dei cittadini».

Anche l’Associazione On The Road che interviene sul fenomeno della prostituzione e della tratta degli esseri umani, ha espresso un parere avverso alle norme del ddl Amato: «Vietare la prostituzione in un luogo piuttosto che in un altro – ha spiegato Marco Bufo, referente della locale sede di Martinsicuro – non incide minimamente sullo sfruttamento. Allontanare le ragazze da alcuni luoghi è una soluzione da “scaricabarile”: il problema non si risolve solo perché in una via non ci sono più le prostitute, in quanto si sono solo spostate da qualche altra parte, ad esempio zone più isolate o in appartamenti, dove è più difficile individuarle e dove sarebbero meno protette dai soprusi. Per poter affrontare la questione della prostituzione in maniera responsabile e efficace, è necessario un dialogo e confronto di tutte le parti in causa: dai cittadini che convivono con gli episodi di prostituzione lungo le strade, alle autorità comunali, alle associazioni di volontariato fino all’incontro con le stesse prostitute per ascoltare le ragioni e le esigenze di ogni categoria».