SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Testimonianze e fotografie “from Rotonda”, “from San Benedetto”, calate appieno nel decennio centrale della transizione dal Piceno agricolo a quello industriale, da una San Benedetto borgo a una cittadina compiuta.
Tutto questo troveremo ne “Le vie di Armandino. Frammenti di un vissuto 1970-1980” della giornalista di origini ravennati Maria Teresa Antonelli. Un tentativo di recuperare la memoria di quegli anni con le voci di chi c’era nella militanza politica extraparlamentare, nella contestazione, nell’esplodere delle nuove tendenze giovanili, in un pensiero diverso. Tutto in una cornice spaziale e temporale ben definita, la Rotonda Giorgini degli anni a zampa d’elefante.
Il libro sarà presentato sabato 15 presso l’auditorium comunale alle 17:30, con interventi di Renato Novelli, Goffredo Fofi e Massimo Rossi.
«La Tv era in bianco e nero, ma la vita dei giovani era a colori», sintetizza felicemente Paolo Virgili dell’associazione culturale sambenedettese MareMosso, che ha sostenuto il progetto della Antonelli.
Un recupero della memoria di anni belli ma difficili, tramite narrazioni multiprospettiche, voci di personaggi in conversazione con l’autrice più che discorso sociologico di una visione univoca. Gli uomini e le donne di quegli anni che esprimono i propri frammenti di vissuto sono Patrizio Patrizi, Nazzareno Torquati, Pasquale Bergamaschi, Antonio Pio Camiscioni e tanti altri. E Armandino? Era il cane randagio della Rotonda, il compagno di strada a quattro zampe che guardava quegli strani esseri umani che volevano essere ancora più liberi di lui.
Dice la Antonelli: «Ho cercato di essere asettica e delicata nelle conversazioni, affinché il lettore abbia alla fine del libro una visione d’insieme, un senso complessivo che poi può approfondire come crede. Ritengo questo libro il primo mattone di una ricostruzione storica complessiva di quegli anni».
E’ il primo esperimento del genere in città. Sentendo le anticipazioni dell’autrice e del presidente di MareMosso Marco Montecchiari, sorge una domanda prima di buttarsi nella lettura del libro: si è tenuto presente il rischio di fornire una rappresentazione edulcorata di quel decennio, della serie “formidabili quegli anni”, cedendo all’operazione nostalgia e non invece all’analisi a testa alta di quelle che furono poi le degenerazioni di quei movimenti politici e culturali?
Questa la risposta di Montecchiari: «La narrazione si ferma volutamente alla nascita della colonna marchigiana delle Br. La città non è ancora pronta per affrontare una ricostruzione serena degli aspetti più dolorosi, ci sono ancora vicissitudini personali delle quali si stenta a voler parlare».

LA CURIOSITA’ Il Comune di San Benedetto, pur finanziando la realizzazione del progetto editoriale, non ha inserito il proprio il logo all’interno, diversamente dalla Provincia di Ascoli. E la presentazione in anteprima per la stampa del libro è avvenuta al caffè Florian, vecchia “tana del nemico borghese” di quegli anni. Racconta Tonino Camiscioni, uno dei rotunderos di quegli anni. «Il ponte della ferrovia era il confine fra la nostra zona e la zona dei fascisti e dei borghesi. Ora questa presentazione del libro al Florian non la ritengo una colonizzazione di qualcosa verso qualcuno, né una sconfitta. Dopo trenta anni gli stereotipi ideologici hanno lasciato il posto al pragmatismo».
LA CURIOSITA’ /2 Sulla copertina del libro c’è la foto di un “capellone” con la chitarra, seduto o appoggiato per terra. Si chiamava Arduino Vagnoni, era il primo vero freakkettone di San Benedetto.