ASCOLI PICENO – «Sono stato l’unico a manifestare – ci racconta Luigi Meconi, segretario comunale in disponibilità – Ci sono molte notizie che, in considerazione degli investimenti programmati per il Servizio Idrico Integrato nei territori dei 58 Comuni dell’ATO, sarebbe importante diffondere. Come ad esempio che gli atti del Nuovo Piano d’Ambito sono stati consegnati ai Consiglieri dell’Ato (Ambito Territoriale Ottimale) ieri, durante la discussione. Approvare politiche di investimenti per oltre 300 milioni di euro a occhi praticamente chiusi è tutto dire».
Luigi Meconi, che da tempo è attento al problema acqua, aveva lanciato un appello ai concittadini piceni: era prevista, infatti, per mercoledì 28 novembre alle 14,30 la manifestazione per difendere l’acqua come bene comune, in occasione dell’assemblea all’ATO 5 Marche Sud che vedeva i sindaci riuniti per deliberare la convenzione con la Ciip S.p.a..
«Bisogna opporsi e protestare» affermava nel comunicato stampa ma, a quanto pare, quando si tratta di scendere ai fatti… si è trovato solo.
«Tutti – continua Meconi – anche il sindaco di Fermo Saturnino Di Ruscio (FI), anche quello di Ascoli Piceno Celani (FI), anche il presidente della Provincia Massimo Rossi (PRC), anche i sindaci di Porto San Giorgio (Pd) e di Offida (Pd), hanno fatto dichiarazioni, registrate, che l’acqua deve restare pubblica; specificando che deve restare pubblica non solo come proprietà, ma anche come gestione».
L’assemblea ha invece deliberato l’affidamento in house per 25 anni del Servizio Idrico Integrato a una Società di capitali, la Ciip Spa, società a capitale pubblico.
«Un ente gestore, la Ciip S.p.a., che non è né Spa né ente strumentale: in che mani è già finita l’acqua?» è la domanda che si pone Luigi Meconi, che continua: «Insomma si è fatto un pasticcio. Tanti sforzi per affidare per 25 anni il servizio idrico integrato a una Spa che non può agire come Spa, ma che, nel contempo, volendo che operi come ente strumentale dei Comuni soci, non ne ha i requisiti essenziali. Perché un tale pasticcio? Eppure, sapendo che l’Ato serve 295 mila abitanti, e sapendo che gestisce un bene essenziale come l’acqua, tutto avrebbe suggerito assoluta chiarezza».
Nel vicino Abruzzo il Consiglio regionale ha di fatto bloccato gli Ato, con la legge numero 37 del 21 novembre 2007, affermando, al comma 11, che “è inibito ai Soggetti Gestori del Servizio Idrico Integrato di modificare o rinnovare la composizione dei propri organi societari”.
Il presidente dell’Ato 5 Stefano Stracci ha dichiarato: «Ringrazio tutti coloro che hanno lavorato con passione ed impegno per conseguire questo risultato straordinario, che giunge infatti a compimento di un percorso complesso che segna un’autentica rivoluzione culturale e amministrativa, confermando nel nostro territorio l’acqua come un bene pubblico e dando vita ad una programmazione che, affrontata con approccio scientifico, offre certezze ai cittadini, alle generazioni future e, soprattutto, tutela l’ambiente».
Ed il Presidente della Provincia Massimo Rossi aggiunge che «questo piano d’ambito presenta due elementi estremamente positivi: è stato innanzitutto costruito con competenze interne e ciò ha consentito di acquisire un know how a disposizione del territorio; in secondo luogo è il frutto di una programmazione realizzata con il metodo partecipativo e il contributo determinante dei sindaci che hanno guardato al disegno complessivo piuttosto che agli interessi di parte dando prova di grande maturità ed equilibrio».
«Sono oramai anni che i Comuni svendono il territorio per fare cassa – conclude Meconi – Da cittadino e lavoratore pubblico non resta che la protesta e l’invito a recuperare legalità e democrazia; ampiamente smarriti. E si tace che il tutto avviene sfidando lo stesso Parlamento. Che da qui a 3 giorni, 1° dicembre, impone, con legge, la “moratoria” a simili operazioni».
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L'Acqua non è una merce e deve assolutamente tornare a gestione totalmente pubblica (ovvero dei cittadini).