SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Sarebbero arrivati persino da Fossombrone, sabato mattina, per alcuni delicati interventi del dottor Finicelli, primario del reparto di Oculistica dell’ospedale “Madonna del Soccorso” di San Benedetto.
Però, per una incredibile vicenda di rapporti di forza tra l’ospedale di Ascoli e quello di San Benedetto, soprattutto riguardo i dottori Cocca (in predicato di diventare primario a San Benedetto oltre che al “Mazzoni” di Ascoli) e il dottor Finicelli (di recente arrivato nella città delle palme da Ancona), a rimetterci sono stati i pazienti, bisognosi di cure e operazioni delicate.
Come dice Fabio Federici, 64 anni, di Fossombrone: «In precedenza mi recavo, per motivi di opportunità economica, al San Raffaele di Milano; poi da due anni ho rapporti dal dottor Finicelli, per gli anticorpi monoclonali che mi servono per impedire le infezioni alla retina. Essendosi Finicelli spostato a San Benedetto anche io l’ho seguito, e sabato era fissato questo appuntamento, per me importante. Senonché, il giorno prima, mi è stato detto che l’appuntamento era stato annullato».
Con il risultato che il signor Federici sarà a breve senza patente, perché le iniezioni di cui aveva bisogno sarebbero state necessarie per la visita del rinnovo della stessa, che scadrà il 5 dicembre: «Dopo 50 anni, così, non potrò guidare? Per me è un grave danno».
Il sambenedettese Guerriero Franchi, 58 anni, aveva previsto, sabato scorso, di operarsi: «E’ una vergogna: avevo l’appuntamento, avevo chiamato i miei familiari a sostituirmi al lavoro. Invece…»
Franchi spiega: «Per una visita specifica sono dovuto andare in Ascoli, dove il primario di oculistica, il dottor Cocca, mi ha detto che doveva diventarlo anche a San Benedetto. Sabato dovevo fare una puntura all’occhio, ma due ore prima dell’intervento mi hanno detto che non si sarebbe fatto nulla».
«Non capisco perché, se abbiamo qui a San Benedetto un dottore valido come Finicelli, capace di fare operazioni che un tempo non potevano essere realizzate, ci costringono, invece, a rivolgerci ad Ascoli. E’ una guerra assurda che alla fine penalizza il paziente».