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SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Il Comune di San Benedetto ha bisogno di un City Manager: lo sostiene Giovanni Xilo, consulente della giunta Gaspari per la riorganizzazione della macchina amministrativa.
«Già nel 1994 feci questa proposta in un rapporto per la prima giunta Perazzoli; oggi la ribadisco perché questa figura ottimizzerebbe il lavoro degli uffici e medierebbe fra dirigenti e politici. Chiaramente è un tecnico di fiducia del sindaco, quindi avrebbe un contratto a tempo determinato», ha spiegato in commissione Bilancio.
Il mercato dei direttori generali/City Manager in Italia non è ampio; poche amministrazioni locali prevedono questa figura, che nella letteratura scientifica viene definita come un modo per “svecchiare” il funzionamento dell’ente, trasformandolo da carrozzone burocratico ad azienda pubblica snella ed efficace.
Xilo si sta candidando a fare il City Manager a San Benedetto? E’ presto per dirlo, anche se Gaspari nutre molta fiducia nelle sue doti e vede certamente la sua consulenza come un apporto di lungo periodo.
Sicuramente l’esperto bolognese presterà la sua opera per i prossimi anni dell’amministrazione Gaspari, seguendo ed eventualmente cambiando in corsa la riorganizzazione degli uffici già iniziata con la nuova divisione dei settori. «Per una trasformazione completa servono almeno due mandati», ha detto Xilo in commissione.
Insomma, il lavoro è solo all’inizio. Se il Comune avrà un direttore generale, ci appare difficile pensare che non sarà Xilo.
QUELLO CHE NON VA NEL PALAZZO Il consulente del Comune ha illustrato motivazioni e vantaggi della riorganizzazione. Un’operazione fatta con un vincolo ben preciso imposto dalla giunta: “le battaglie si fanno con le donne e gli uomini che ci sono”, niente consulenti esterni, niente assunzioni. E i consulenti nominati da Gaspari come la Zazio e Xilo stesso? Eccezioni motivate dalla forza maggiore di portare a termine gli obiettivi dell’amministrazione, presumiamo.
Un altro input politico è stato il potenziamento dei settori Cultura, Sport e Manutenzione del patrimonio pubblico. E poi potenziare il controllo dell’operato dei dirigenti, “marcandoli a uomo” per vedere obiettivi e standard lavorativi raggiunti, diminuendo l’eccessiva specializzazione di qualche impiegato e i troppi ambiti di responsabilità di qualche dirigente.
Il turn over dei dirigenti sarebbe dunque servito a dare un po’ di smalto a una struttura sclerotizzata.
LE INDENNITA’ DEI DIRIGENTI Attualmente un dirigente del Comune percepisce l’80% del suo stipendio per la cosiddetta “indennità di posizione”, cioè per il solo fatto di occupare quel ruolo. Mentre il 20% dello stipendio è per il “risultato”, per gli obiettivi raggiunti fra i programmi che gli sono stati assegnati. Ebbene, l’amministrazione vuole equilibrare fra loro queste due indennità, senza spendere un euro in più, per incentivare al raggiungimento dei risultati.