SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Quanto visto nel Consiglio comunale di venerdì scorso porta a fare alcune considerazioni.
La prima è che la sospensione anticipata [CLICCA QUI] per le divergenze interne alla maggioranza è apparentemente un fatto politico da non gonfiare troppo. Con tutto il rispetto per l’importanza del ruolo, la nomina del nuovo difensore civico e la sua indennità non sono ai primi posti nell’agenda dei governanti. In tempi di ipertrofia delle consulenze (in)utili e di entusiasmo moralizzatore sui costi della politica, diminuire uno stipendio può suonare come una buona cosa; le cose stanno un po’ diversamente, ma ne parleremo più avanti.
L’apparente trascurabilità di quanto avvenuto venerdì può cambiare di segno, se viene interpretata come punta dell’iceberg di un presunto malcontento interno alle dinamiche politiche del centrosinistra locale. Nuovi assetti post-Partito Democratico, “mal di pancia” fra correnti partitiche, più spicciole beghe per spartizioni e giochi di potere, lotte per la visibilità che appaiono barocche a chi le guarda da fuori: dietro ci potrebbe anche essere qualcosa del genere, e in quel caso si potrebbero verificare di nuovo fatti simili. Staremo a vedere, la città starà a vedere, con un interesse proporzionale al potenziale influsso negativo che dinamiche simili possono avere sul corretto governo della città e del territorio.
Certo è strano che una maggioranza finora monolitica come quella gaspariana inciampi su una nomina del genere.

A proposito, ma il difensore civico non è il garante dell’imparzialità della pubblica amministrazione verso i cittadini? Se il suo ruolo deve avere un senso, e se le sue competenze devono avere gli strumenti giusti per agire, perché deve essere nominato proprio da coloro che sarebbero potenzialmente nel mirino del suo occhio di avvocato? Che indipendenza e autonomia può avere un garante scelto da chi potrebbe macchiarsi di carenze a danno dei garantiti? Aggiungiamo che fare il difensore civico è un ruolo di prestigio, un onore e anche un possibile sbocco lavorativo per le nuove leve del diritto. Bene, ma allora facciamo un bel concorso pubblico e vediamo chi è più bravo. In quel caso gli si può anche dare un compenso ragionevolmente buono. Se serve per tutelare veramente la collettività, perché considerarlo come uno spreco?
E parlando del compenso si giunge al dibattuto “costo della politica”. Diciamolo subito: tagliare lo stipendio al difensore civico, sempre che questo ruolo abbia un senso così com’è oggi, non significa tagliare costi inutili. Almeno non prima che ci sia un radicale cambio di mentalità.

Perché gli sprechi sono principalmente nelle società partecipate, nei consigli di amministrazione i cui componenti si contano su due mani. E fa un po’ ridere che fra i firmatari della proposta accolta per l’ulteriore taglio dello stipendio ci sia anche il consigliere del Pd Libero Cipolloni, in predicato di diventare presidente del Centro Intermodale del Tronto.
Bene ha fatto il consigliere dei Verdi Andrea Marinucci a far notare pubblicamente questo paradosso.
Un’ultima annotazione. Con il gran parlare sul nome del difensore civico, nell’ultimo Consiglio comunale non è stato possibile discutere del regolamento per la concessione degli spazi acqua nella piscina comunale “Gregori”, argomento al centro di polemiche e non proprio di secondaria importanza. Fa nulla, si vede che era più importante azzuffarsi sulla nomina di Tizio piuttosto che su quella di Sempronio.