TORTORETO – Guardando il mare dall’alto delle colline tortoretane è ben visibile una scura fascia marrone che corre lungo tutta la costa e che contrasta nettamente con il blu dell’acqua più a largo: è il fango che continua a scorrere attraverso le tubature urbane di Tortoreto riversandosi in mare. Nel centro cittadino, a Tortoreto Lido ancora si continua a lavorare per ripristinare una parvenza di normalità, anche se la pioggia di questi giorni rende tutto più difficile, rendendo di nuovo viscida la melma lungo le strade e riempiendo gli avvallamenti di acqua.

Alcune vie restano impraticabili, ancora ricoperte da uno strato di 15-20 centimetri di melma. Ognuno cerca di sistemare come può le proprie abitazioni, spalando il fango che ostruisce il passaggio, o liberando gli scantinati da tutto quello che, essendo stato a contatto per molto tempo con l’acqua, è ormai da buttare. E il problema dei rifiuti comincia anche a farsi sentire. Vicino ai cassonetti, infatti, si stanno via via accumulando i rifiuti ingombranti portati via da seminterrati e cantine, e che ancora sono in attesa di essere prelevati, non appena la viabilità sarà ripristinata del tutto e i camion addetti potranno passare.

Ovunque brulica di vigili del fuoco, di ruspe e di volontari della protezione civile. E da ieri sono arrivati in aiuto anche gli alpini.

Si sente nell’aria la rabbia e nel contempo la rassegnazione di molta gente che ha perso quasi tutto e che ora esige delle spiegazioni. A monte la frana che ha investito il lago di Priore ha trasformato quello che era fino a poco tempo fa lo specchio d’acqua dell’oasi naturalistica, in una distesa informe di fango e melma. Quasi tutta l’acqua è stata trasportata a valle.

«Il problema non è stato il lago – ci ha spiegato un cittadino tra una spalata e l’altra di fango – i cui argini hanno tenuto, bensì l’enorme massa di terra che vi si è riversata sopra, facendolo straripare. Sulle colline di Tortoreto da anni si stanno costruendo nuovi complessi residenziali. Le terre di scavo e i relativi lavori di costruzione delle palazzine hanno lasciato delle aree dove il terreno non è mai stato messo in sicurezza, e questo ha facilitato gli smottamenti. A valle poi i fossi poco puliti e i canali coperti da nuove costruzioni non hanno retto la portata d’acqua eccezionale». Ma al momento accuse e responsabilità eventuali sono solo il frutto di ipotesi e congetture formulate per trovare il più presto possibile un capro espiatorio a cui attribuire tutte le colpe. Solo attente e accurate indagini potranno stabilire in quale misura la disattenzione di enti pubblici e privati verso la salvaguardia e manutenzione del territorio abbiano inciso sulle cause del disastro che si è verificato.