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MONTEPRANDONE – Ancora una volta preso di mira don Francesco Ciabattoni, parroco della chiesa di San Niccolò di Monteprandone: nella notte tra domenica 7 e lunedì 8 ottobre, degli ignoti, attorno alla mezzanotte, hanno provato a forzare l’ingresso della porta dell’abitazione del parroco (vicino alla chiesa), mentre questi si trovava altrove. Un grave atto di intimidazione che ha scosso l’intera comunità parrocchiale.
Anche perché l’atto sembra soltanto l’ennesimo capitolo di una ostilità nei confronti del giovane e dinamico parroco – appassionato di immersioni subacque, tanto da aver celebrato, addirittura, un matrimonio in immersione, la scorsa estate – che sembrano inspiegabili. «Un gesto folle, temo non sarà l’ultimo»: così ad esempio don Francesco Ciabattoni commentava il grave fatto di cronaca che lo vide protagonista nella notte tra il 16 e il 17 maggio scorsi, quando ignoti diedeto alle fiamme alla Opel Zafira del sacerdote della Parrocchia di San Niccolò.
E aggiungeva: «Non sarà l’ultimo, né è stato il primo». In passato, infatti, sempre ignoti (a questo punto, chiaramente, responsabili di tutti gli atti vandalici a danni del parroco), avevano provveduto a tagliare le gomme dell’auto di don Francesco.
Resta il mistero su chi possa manifestare tanto odio nei confronti di un sacerdote quale don Francesco. A maggio, quando fu incendiata la sua automobile, qualcuno arrivò addirittura ad ipotizzare un reato di tipo ideologico. Altri pensarono a giovinastri in cerca di emozioni. Evidentemente, però, c’è dell’altro.
Il senatore Amedeo Ciccanti, a seguito dei fatti dello scorso maggio, fece addirittura una interrogazione parlamentare sull’accaduto, accennando «alle bande di teppisti che da qualche hanno infestano la cittadina». E a Monteprandone c’è chi giura di aver sentito, nell’omelia domenicale precedente quell’aggressione, un accorato appello del parroco «a vigilare sul comportamento dei vostri figli».
Ad ogni modo, don Francesco avrebbe confidato ad alcuni parrocchiani l’intenzione di cambiare sistemazione. C’è da capirlo.
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