SAN BENEDETTO DEL TRONTO – L’organizzazione della sanità regionale su cinque aree vaste, il recupero della mobilità passiva generata soprattutto dai territori di confine, al nord come al sud, e il potenziamento di alcune specializzazioni come cardiologia, ortopedia e oncologia, che si prevedono tra quelle più richieste in futuro, anche vista la tendenza all’allungamento della vita in una regione che è già la più longeva d’Italia e la seconda in Europa.

Sono queste le priorità indicate venerdì 27 luglio durante il consiglio comunale aperto dedicato al Piano sanitario regionale 2007-2009, documento che andrà all’esame e al voto del consiglio regionale a partire da lunedì 30.
A illustrare un profluvio di dati raccolti sulla situazione marchigiana e sulle sue prospettive future il dirigente del servizio Sanità della Regione Marche Carmine Ruta, che ha così sintetizzato le circa 1700 pagine del Piano, delle quali circa 800 sono dedicate appunto alla “fotografia” dell’esistente, dalla qualità complessiva del sistema (testimoniata anche dall’alta attesa di vita), ai 200 mila ricoveri complessivi nelle Marche (12.407 ad Ascoli, 9.471 a San Benedetto, città con un 19% circa di mobilità intraregionale, un terzo della quale da Ascoli a San Benedetto e viceversa), ai 136 milioni di euro di mobilità passiva verso altre regioni.
Ruta ha quindi presentato l’analisi della composizione della popolazione delle Marche, un quadro socio-economico, le patologie più diffuse oggi e quelle che si prevede possano essere le più diffuse in futuro. Ma anche le cifre della sanità italiana, che assorbe poco più dell’8% del Pil, contro l’11% di Francia e Germania, sebbene andrebbero contenuti in Italia i costi per eccessivi ricoveri e “codici bianchi” al Pronto soccorso dei vari ospedali.
Se le Marche possono anche vantare il terzo posto in Italia per tecnologia, d’altra parte Ruta ha indicato la necessità di un Cup regionale unificato, di ambulatori e sistema radiologico in rete. E se i centri di costo non sono ancora esattamente monitorati, la “riconversione” necessaria è quella verso la prevenzione delle patologie.
Le conclusioni sono state tratte dall’assessore regionale alla Sanità Almerino Mezzolani, che ha completato il cerchio tra richieste dei sindaci presenti e impostazione delle linee strategiche, parlando del coinvolgimento dei territori previsto nel documento, dell’importanza delle cinque aree vaste (la quinta, quella di Ascoli-San Benedetto, è diretta dal dottor Giuseppe Petrone, responsabile della Zona 12 di San Benedetto), del disavanzo sanitario: quello di 250 miliardi di lire recuperato tra il 2001 e il 2005, e quello di 96 milioni di euro relativo al 2006, il cui rientro sarebbe previsto nei prossimi tre anni.
Il Piano è secondo Mezzolani un approfondito strumento di conoscenza a disposizione di tutti, e in quanto tale un mezzo per riequilibrare le differenze tra la sanità dei vari territori regionali, contro l’approccio troppo verticistico tenuto sin qui. Mezzolani ha inoltre accennato alla lotta alla precarietà come ulteriore strumento di efficienza.