SAN BENEDETTO DEL TRONTO – E’ stato inaugurato ufficialmente il nuovo Laboratorio di analisi dell’ospedale sambenedettese «Madonna del Soccorso». Sono intervenuti il vescovo Gestori, il sindaco Gaspari e altre personalità che hanno reso omaggio alla nuova struttura che, da qualche anno, dirige il dottor Gianfranco Lai. Non mi dilungo sulle nuove tecnologie sicuramente all’avanguardia, nè sulle potenzialità del nuovo servizio che diminuirà ancor di più i tempi di attesa all’accettazione e quelli di refertazione che sono già “all’osso”: il tempo per conoscere i risultati (di quasi tutti gli esami clinici) è inferiore alle 24 ore e, visibile comodamente anche da casa grazie ad internet. Merito quest’ultimo principalmente del dottor Lai, un professionista particolarmente portato per l’informatica. Insomma di passi avanti ne sono stati fatti tanti, ora però è indispensabile fare quello più decisivo. Per spiegarmi meglio cito gli stralci di alcune dichiarazioni dello stesso primario e di due dottoresse.
Sulla differenzazione tra servizio pubblico e privato Elena Vagnoni spiega: “L’unica risposta potrebbe essere di natura psicologica. Il paziente che entra in un ospedale ha l’impressione di essere già malato mentre la diversa accoglienza dell’ambulatorio privato che non è un luogo di cura, tranquillizza. Comunque il nostro laboratorio ha elevate potenzialità e sarebbe in grado di svolgere un quantitativo di lavoro anche maggiore”.
Archedora Gasparrini guarda al futuro: «Guardando avanti si seguirà l’evoluzione della tecnologia per garantire la migliore qualità delle prestazioni e si investirà in termini di rafforzamento della rete informatica per permettere un migliore scambio di dati con gli altri centri nell’ambito della rete dei laboratori della sanità pubblica marchigiana»
Elena Vagnoni sulla collaborazione tra sanitari: «Un’altra prospettiva è l’ampliamento delle prestazioni: il laboratorio non si limiterà a refertare ma diventerà elemento di cooperazione diagnostica tra sanitari con l’obiettivo di arrivare a diagnosi tempestive e corrette grazie appunto all’interdisciplinarità specialistica»
Il primario Gianfranco Lai coglie invece il segno citando quel “poco” che veramente ancora manca «Vedo per il futuro lo sviluppo di modelli che possano aprire nell’ambito dell’Area Vasta, che comprende l’ASUR-ZT 12 e 13, un network di nuove relazioni con tendenza all’autosufficienza, mediante l’esecuzione di esami con tecniche di biologia molecolare e di proteomica».
Le attuali teconologie scientifiche e informatiche hanno infatti portato al top il servizio fornito dal “Madonna del Soccorso» per cui non ci saranno problemi per la soluzione delle lecite aspettative avanzate dalle dottoresse Vagnoni e Gasparrini. Non è più importante la quantità degli esami (appena pochi secondi per 100 esami in più) nè la tempestività delle diagnosi che è legata al fattore umano più che alla tecnoolgia. E’ invece fondamentale, lo dicevo alcuni giorni fa al dottor Lai, allungare il numero di esami eseguibili. Anche in considerazione di macchinari che lasciano spazio e tempo alla ricerca e all’immissione di nuove tecnologie. Insomma la nuova struttura deve essere in grado di servirsi (o far servire gli utenti) sempre meno di altre strutture provinciali o regionali. Faccia in modo il dottor Lai che, almeno il Laboratorio di analisi, diventi un’eccellenza per la Riviera delle Palme. Ridarebbe vita ad un ospedale che sta diventando sempre più un posto di attesa più che un luogo di cura. I cittadini rivieraschi non hanno bisogno di un bel laboratorio e basta.
Post Scriptum personale riservata agli addetti ai lavori
Chiudo qui la mia analisi giornalistica ma non riesco a lasciare la tastiera. Me lo impedisce il vuoto che ha creato dentro di me l’inaugurazione. Credevo, infatti, di aver somatizzato il passato ma non era così. Perché?
Per tutti quelli che non lo sanno, il sottoscritto ha trascorso quasi un’intera vita lavorativa come dipendente (Perito Chimico) del servizio di analisi, oggi diretto dal dottor Lai. Durante l’inaugurazione ho provato questa sensazione:
quella di aver visto nascere un figlio, aver partecipato alla sua alfabetizzazione, alla sua informatizzazione da principale protagonista e sentirsi quasi un estraneo nel momento della sua completa maturità, nel giorno in cui discuteva brillantemente la tesi di laurea. Il sottoscritto è stato il primo tecnico specializzato a lavorare in laboratorio sin dai suoi primi albori “quando il suo habitat era una stanza del reparto medicina, quando l’organico era costituito da un medico supplente, il Dr Luciano Lanciotti (titolare del servizio era Geraci, primario medico), da due infermieri (Mario Cecchetti e Benedetta Flammini) e dal sottoscritto che, appena diplomato al “Montani” di Fermo, metteva per la prima volta in pratica le sue nozioni di Perito chimico. In dotazione avevamo un microscopio, una centrifuga, una lavavetreria e un claudicante spettrofotometro. I nostri circa 100 esami (Azotemia, Glicemia, Ves, Emocromo, Transaminasi, Bilirubina e pochi altri) li portavamo a termine; il sottoscritto finiva la giornata sul tavolo vicino al microscopio segnando una crocetta per ogni tipo di globulo bianco che il dottor Lanciotti gli segnalava, circa due minuti per definire la cosiddetta formula leucocitaria. Accadeva negli anni 1968-1970.
Ogni storia ha i suoi momenti cruciali, quello fu il primo e quindi ho ritenuto giusto consegnarlo alla memoria. Pubblica come pubblico è il servizio. Una storia che sembra oggi irreale di fronte ai macchinari che, molto orgogliosamente, medici, biologi e tecnici mostravano agli intervenuti durante l’inaugurazione.
Probabilmente oggi sarei stato comunque presente (ma non come giornalista) se, dopo 27 anni di servizio ininterrotto, nel 1994 non fossi stato trasferito forzatamente, e contro ogni ragionevole motivo, nel servizio di Farmacia Interna dove ho terminato un anno fa la mia carriera lavorativa. Una brutta storia che chiudo ufficialmente qui.
Divagazione personale
Siccome il Laboratorio non è fatto soltanto di macchinari ma principalmente di persone, continuo ad approfittare del giornale che dirigo per salutare con due aggettivi gli ex colleghi di lavoro. Prima però voglio fare i miei auguri sinceri al dottor Luciano Iommi (neo pensionato) che, per venerdì prossimo, ha invitato tutto il personale presso il ristorante Sestante di Martinsicuro.
Dottor Luciano Lanciotti (primario del laboratorio analisi per oltre 30 anni): tignoso, riconoscente
Mario Cecchetti (prima infermiere poi capo tecnico): permaloso, onesto
Benedetta Flammini (infermiera): simpatica, sambenedettese
Luciano Chiodi (infermiere “super tecnico”): mai-di-no, eccezionale
Gerardo Guidotti (ota): modesto, intelligente,
Prof. Mucci (primario del laboratorio analisi per oltre un anno): poco determinato, serio e valido
Bartolomeo Fanesi (tecnico di laboratorio): attendista, furbo
Luigi Volpe (tecnico di laboratorio): divertente, anconetano
? Testaguzza (tecnico di laboratorio): toccata e fuga
Walter Novelli (ota): mattiniero, riconoscente
Bruna Mazzaferro (tecnico di laboratorio): silenziosa, cara
Luciano Orsini (tecnico di laboratorio): ascolano, coerente
Luciano Giovannini (tecnico di laboratorio): troppo ambizioso, ambizioso
Luciano Iommi (medico): poco ambizioso, correttissimo
Rita Fazzini (medico): impulsiva, buonissima
Innocente Canala (infermiere): servile, rigido
Antonietta Libetti (tecnico di laboratorio): tra le nuvole, di carattere
Giuseppe Santini (tecnico di laboratorio): taciturno, il migliore
Andreola Maroni (tecnico di laboratorio): fumatrice, amabile
Sergio Pennacchietti (tecnico di laboratorio): accomodante, preciso
Archedora Gasparrini (biologa): in carriera, appassionata
Silvia Marchegiani (biologa): umile, amorevole
Giovanni Caraffa (medico): sfortunato, molto valido
Elena Vagnoni (medico): indecifrabile, dolce
Carla Pelletti (medico): camaleontica, “viveur”
Silvana Rossi (medico): guardinga, riservata
Paola Aldofredi (tecnico di laboratorio): furbetta, disponibile
Paola Zappelli (tecnico di laboratorio): indecisa, duttile
Roberto Alleva (chimico): testardo, rispettoso
Alessia e Vera (tecnico di laboratorio): due brave ex ragazze
Questa mia iniziativa è chiaramente solo un gioco che magari farà discutere e spero divertire durante il banchetto offerto dal dottor Iommi.
Saluti
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