SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Quasi 11 mila firme, raccolte a San Benedetto ma anche a Roma presso la Camera dei Deputati. Continua la lotta del comitato spontaneo formatosi per sostenere la causa di Maria Pia Maoloni, una donna belga di origine italiana che da alcuni anni ha denunciato l’ex marito e il suocero per presunti abusi sessuali sulle figlie di sette e tre anni. Le bambine si trovano ospitate dal dicembre 2006 presso la Casa Famiglia Santa Gemma di San Benedetto del Tronto.
L’avvocato della Maoloni, la sambenedettese Gabriella Ceneri, afferma che a breve avrà un incontro con il ministro della Giustizia Clemente Mastella per presentare i risultati della petizione, che appoggia la richiesta fatta dalla Procura della Repubblica di Fermo, competente perché la Maoloni attualmente risiede a Grottammare.
Questa Procura ha aperto un fascicolo in seguito alla denuncia della signora Maoloni. L’indagine si è dovuta limitare agli atti indefettibili e urgenti ed è stata arenata dal fatto che i reati ancora in ipotesi sarebbero stati commessi in Belgio. La normativa e la fattispecie del reato ipotizzato richiedono a questo punto un’autorizzazione da parte del ministro della Giustizia italiano, che ha tre mesi di tempo per firmarla dopo che gli è stato trasmesso il fascicolo delle indagini.
«Si tratta dell’unico mezzo che abbiamo per far proseguire anche in Italia le indagini per verificare le ipotesi di reato», commenta l’avvocato Ceneri. Se Mastella firmerà, il fascicolo tornerebbe alla Procura di Fermo, che proseguirebbe le indagini di rito servendosi di rogatorie internazionali per acquisire eventuali elementi di prova dal Belgio.
Nella città belga di Mons intanto prosegue un altro processo contro la signora Maoloni, a cui è stato tolto l’affidamento delle figlie. Secondo l’avvocato Ceneri, le indagini di Mons «avrebbero trascurato elementi importanti come la testimonianza di una maestra belga, mentre alcuni disegni fatti dalle piccole non sono stati sottoposti a perizie».
Nel frattempo le bambine continuano il loro soggiorno forzato presso Santa Gemma, perché la madre non ha l’affidamento. L’avvocato della Maoloni chiederà un affidamento temporaneo alla madre e una perizia psichica sulla donna, che «dimostrerà la sua assoluta normalità».
«Se perderemo il processo in Belgio -continua il legale della Maoloni – ricorreremo in appello e poi alla Corte di Strasburgo, perché riteniamo che la giustizia di quel paese non abbia assicurato il rispetto del contraddittorio e i diritti della difesa», dichiara la Ceneri. Che ringrazia sentitamente diverse autorità politiche nazionali e locali, di ogni schieramento. Il sottosegretario del governo Pietro Colonnella, gli onorevoli Prestigiacomo, Ricci, Ciccanti, l’assessore del Comune di San Benedetto Loredana Emili, il religioso siciliano Don Fortunato Di Noto. E tutta la città di San Benedetto con il suo comprensorio.
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