SAN BENEDETTO DEL TRONTO – L’avvocato sambenedettese Gabriella Ceneri si trova in Belgio, nella città di Mons, per l’udienza davanti al Tribunale dei Minori del paese nord europeo. E’ l’ennesimo capitolo della saga giudiziaria che da tre anni coinvolge loro malgrado due sorelle di sette e quattro anni e i loro genitori, entrambi di origine italiana.
La vicenda giunse alla ribalta delle cronache locali (clicca qui) quando nel mese di novembre il Tribunale dei Minori di Ancona ordinò il rimpatrio delle due bimbe, portate in Italia dalla madre dopo che la magistratura belga aveva ordinato l’affidamento esclusivo al padre. Da allora la giustizia belga accusa la donna del reato di sottrazione di minore; la madre delle bambine fu anche arrestata su mandato di cattura internazionale (clicca qui) e passò quattro giorni in prigione e due settimane agli arresti domiciliari.
Maria Pia Maoloni accusava l’ex marito di aver molestato sessualmente le figlie; per la difesa del marito si tratta di accuse infamanti e senza fondamento.
Fatto sta che il 27 novembre scorso una folla di donne e uomini presidiò la Casa Famiglia Santa Gemma, l’istituto protetto del Paese Alto che ospita le bimbe. Il giorno dopo, la folla accolse con giubilo la sospensione del provvedimento di rimpatrio.
La Ceneri ha raggiunto il legale belga della Maoloni, per difenderla nell’udienza che dovrà decidere sull’affidamento delle bambine in esclusiva al padre. Il suo interprete non è stato accettato dal giudice di Mons, perché si tratta di uno psicologo che ha assistito la madre delle bimbe.
«Hanno rifiutato la nostra richiesta scritta in italiano – spiega l’avvocato sambenedettese, che nel corso della prima udienza aveva già ricusato il giudice – perché la lingua ufficiale dei processi in Belgio è il francese. Fortunatamente c’era in aula un avvocato di origini ascolane, che mi ha aiutato a rivolgermi al Batonier (una figura del diritto belga e francese che funge da rappresentante degli avvocati presso la Corte, ndr)».
Il legale della Maoloni ha invocato l’articolo 6 della Convenzione Europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali (comma 3 lettera E “ogni accusato ha diritto a farsi assistere gratuitamente da un interprete se non comprende o non parla la lingua usata all’udienza”).
In seguito, riferisce la legale sambenedettese, «il giudice mi ha invitata a prendere posto fra il pubblico perché non parlando il francese non potevo svolgere il mio lavoro di avvocato».
«Sento aria di sentenza già scritta», afferma l’avvocato della Maoloni. Fra due giorni, il 7 marzo, il Tribunale dei Minori di Mons emetterà il suo verdetto. Domani la Ceneri sarà ancora in Belgio per visionare le carte processuali.
Intanto la difesa ha depositato una traduzione giurata della relazione degli assistenti sociali e del dirigente della comunità che si sta occupando delle bambine.
Se la corte belga accorderà l’affidamento esclusivo al padre, la difesa della Maoloni farà appello e, successivamente, impugnerà la sentenza di fronte alla Corte di Giustizia Europea.