SAN BENEDETTO DEL TRONTO – C’è un sorriso grande così sui volti dei leader del centrodestra, dopo il rinvio della mozione Menzietti-Primavera-Urbinati sui diritti dei conviventi e la successiva sospensione del consiglio comunale per mancanza del numero legale.
«Il nostro senso di responsabilità verso i cittadini – dice Piunti di An – ci ha fatto decidere di rimanere in consiglio fin tanto da discutere e approvare delibere importanti e mozioni come quella sulla salvaguardia del Paese Alto. Ma poi abbiamo deciso di non dare le stampelle a un sindaco arrogante, che ha dimostrato di avere una maggioranza dai piedi di argilla».
Ancora più duro Bruno Gabrielli di Forza Italia che, in contrasto con alcuni suoi colleghi di minoranza, non si è neanche seduto sui banchi del consiglio comunale. «La nostra opposizione è compatta, dura e determinata, non si convoca un consiglio in due puntate se si sa che non si può mantener fede agli impegni politici».
Lorenzetti dell’Udc dice che «è stato brutto vedere il consigliere Sestri alzarsi e andar via dal consiglio comunale, questa amministrazione è evidentemente divisa sul valore della famiglia». E poi lancia una stoccata alla Margherita, il cui neosegretario cittadino Nazzareno Menzietti è stato uno dei cofirmatari della mozione sui Di.Co. «Non me l’aspettavo».
Peculiare la situazione di Paolo Forlì del gruppo Dc-Nuovo Psi, favorevole all’assegnazione di diritti civili alle coppie di fatto ma esponente di un partito stabilmente al centrodestra. «Sono venuto in consiglio per discuterne, mi fa specie che Urbinati e soci abbiano ritirato la mozione in quel modo. Staremo a vedere cosa faranno in futuro, ma mi colpisce vedere un socialista come Sestri che si alza e se ne va dal consiglio». Forlì afferma anche che se la mozione non fosse stata ritirata lui sarebbe rimasto, e l’avrebbe votata.
Interpellati nel pomeriggio successivo al consiglio comunale, Leo Sestri della Rosa nel Pugno e Andrea Marinucci dei Verdi sostengono di essere favorevoli nel merito alla mozione sui Di.Co. e che la loro assenza è stata dovuta a impegni di lavoro non prorogabili. Marinucci lavora a Perugia, mentre l’ex assessore è dovuto andare via dal Comune alle 21:30 per un appuntamento di lavoro.