SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Può essere che la morte di Vincenzo Paparelli non abbia insegnato niente ai tifosi dell’italico pallone? Ahinoi: è possibile. Eccolo il sunto di Samb-Perugia.
Le due tifoserie, divise da un’accesa rivalità, hanno dato vita a uno spettacolo poco edificante (eufemismo). Passi per il pesce marcio gettato sui gradoni del settore ospiti, che sa tanto di accoglienza (si fa per dire) tipicamente marinara, passi pure per gli sfottò, almeno fin quando rimangono sul piano verbale, ma se si cominciano a usare petardi e fumogeni, il discorso cambia. Peggio ancora se vengono utilizzati come armi improprie, nel tentativo di colpire il tifoso rivale.
L’apice della follia poco dopo il fischio d’inizio, con un razzo lanciato dal settore occupato dai sostenitori umbri e finito in mezzo ai distinti, per fortuna senza conseguenze. La mente è andata subito al tifoso laziale Paparelli che nel ’79, in un tristemente famoso derby romano, ci rimise la vita. Un razzo sparato dalla Sud romanista gli si conficcò un occhio; aveva 33 anni, una moglie, una famiglia. Un altro episodio molto più recente risale all’ottobre del 2005, quando un sedicenne tifoso (?) dell’Ascoli, sparando un razzo dalla curva bianconera, ferì una 57enne sostenitrice della Sampdoria.
Non paghe, dopo la partita le due tifoserie hanno tentato di fronteggiarsi; non potendo venire in contatto, a causa ovviamente dell’intervento della polizia, ci sono stati feroci scontri, protrattisi per oltre mezz’ora, tra gli ultras rossoblu e le forze dell’ordine. Il bilancio finale parla di due carabinieri feriti e di alcune macchine in sosta danneggiate. Per farla breve: un pomeriggio cominciato male e finito peggio.
LA PARTITA DEL TIFO Nel corso dei 90′ le due curve hanno cercato di farsi valere sul piano del tifo. Niente di trascendentale in ogni caso: la Cioffi – a proposito: da rimarcare lo striscione dedicato alle vittime del Rita Evelin; se qualcuno se ne fosse dimenticato, c’è ancora qualcuno che aspetta sia fatta piena luce sul naufragio del motopeschereccio – ha pagato il gol a freddo degli umbri, mentre sulla sponda perugina registriamo troppa rassegnazione dopo il pari marchigiano. E’ stato in quel momento che il Riviera tutto si è fatto sentire con forza; 15′ di spessore per i 4.500 dell’impianto marchigiano. Troppo poco ad ogni modo per riscattare le brutture (razzi e annessi) viste in precedenza.