ACQUAVIVA PICENA – Pubblichiamo di seguito una e-mail, inviataci di recente da Sergio Piunti, un nostro affezionato lettore di Acquaviva Picena, che dice la sua circa il degrado delle vecchie Fonti del suo paese. «Ridare vita alle antiche sorgenti – dice – significa ridare vita al paese, alle menti, alla cultura, all’unità della gente, sempre più latitante nell’ultimo secolo».
 
«Spett.le Redazione,
sono vostro attento lettore dai primi anni del vostro sito, che da semplice giornale sportivo rossoblu si è rapidamente, e fortunatamente, trasformato in ottimo giornale della riviera.  Lavorando in un’altra regione, l’ho trovato lo strumento informativo ideale per le notizie della mia terra. Oggi sempre più in tempo reale.
Gli articoli sulle fonti di Acquaviva mi hanno spinto a scrivere, sollecitando finalmente uno spirito culturale più alto, rispetto ai vecchi articoli-cronaca del mio paesino, che vedo sempre più “moscio” e poco stimolante. Finalmente un risveglio, uno stimolo. Finalmente qualcuno che pensa come me.
Non è possibile lasciare tale degrado. Non possiamo non utilizzare questo patrimonio di storia agraria e sociale di un paese dalle innumerevoli potenzialità soffocate. Le fonti potrebbero essere un percorso per ricostruire le origini geografiche di Acquaviva, del suo nome, della sua gente. Capire se il nome ci è dato dagli Acquaviva d’Atri o perché nel nostro paese sgorga acqua da tutte le parti e in alte posizioni perché piena di vene acquifere di risalita, provenienti dai Sibillini. Partire da un nome, scorrere testi e ricerche, utilizzare lo strumento della “storia orale”, fonte di notizie senza tempo, arrivare ad un libro, a finanziare un’associazione, per rinnovare i siti delle fonti acquavivane. Creare percorsi per i turisti. Farli incontrare con i sapori del borgo. Il Rosso Piceno Superiore, la Fortezza, i Piceni. Una pagina di cultura e bene universale. Acqua è sinonimo di vita. Ridare vita alle fonti significa ridare vita al paese, alle menti, alla cultura, all’unità della gente, sempre più latitante nell’ultimo secolo. Ma anche dare suggerimenti alle economie del luogo. 
Più che uno sfogo sul torpore della mia terra, è un invito “al fare”, specchio della Volontà, smarrita tra le virtù del popolo acquavivano. Forse».