SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Se in Italia la prima provincia a essere afflitta dalla piaga dell’usura e del racket è Messina, la seconda è Pescara insieme a tutto il territorio circostante: per questo motivo l’associazione SOS Italia Libera ha deciso di aprire uno sportello antiususra e antiracket proprio nel territorio sambenedettese: in caso di bisogno è possibile telefonare al numero di telefono 0735.736795, dove si risponderà a coloro che si trovano nelle mani degli usurai.

È possibile difendersi dall’usura? E dal racket? È possibile difendersi davvero? E come? A queste domande hanno risposto il presidente dell’associazione, Paolo Bocedi, e la vicepresidentessa, Lorena Sacchi. Entrambi sono impegnati da anni nella lotta contro le piaghe dell’usura e del racket, entrambi hanno vissuto sulla propria pelle la paura e la solitudine di chi vive “strozzato” perciò sanno bene che ciò di cui hanno bisogno le vittime è, soprattutto, un sostegno.

«Ai nostri centralini – ci fa sapere la dottoressa Sacchi – riceviamo moltissime chiamate, ma solo una persona su cento sporge denuncia. Questo significa che le vittime temono ritorsioni, ma devono superarla perché l’unica strada per uscirne è la denuncia senza reticenze. Qualsiasi informazione omessa implica un rallentamento delle indagini».

Quindi sono importanti la completezza delle informazioni fornite alle forze dell’ordine al momento della denuncia e la convinzione che insieme si può sconfiggere un fenomeno che sta dilagando. In effetti l’associazione, che ha la possibilità di monitorare direttamente il fenomeno, ha verificato che negli ultimi tempi non sono solo gli imprenditori in difficoltà a rivolgersi agli usurai, dopo aver inutilmente chiesto finanziamenti alle banche (spesso complici degli strozzini), ma anche le famiglie e i pensionati, perciò ritiene che le leggi attualmente applicate necessitino di alcune modifiche.

«A volte – tiene a precisare Bocedi – i cambiamenti si possono attuare grazie a un caso esemplare rappresentato da qualcuno che ha avuto il coraggio di denunciare». Così è successo grazie all’imprenditore Gallo Stampino Guido: lo stato di fallimento della sua attività, per legge, non gli dava accesso al fondo finanziario nazionale per le vittime di usura, ma si è battuto contro questa incongruenza legislativa. Oggi, anche coloro che l’usura ha costretto al fallimento hanno diritto di usufruire del fondo.