A galla la verità. Dopo martedì sera viene da pensare: se qualche decina di tunisini non si fossero incazzati tanto da trascinare in stazione i meno incazzati italiani (che avevano il doppio delle ragioni); se non avessero occupato binari, bloccato treni. Se non avessero costretto politici e autorità a cercare un po’ meglio – specie nelle loro coscienze – la situazione si sarebbe sbloccata?
Eppure avevamo già tutto per il recupero dei tre poveretti.
Però lo stellone che protegge gli inetti, i superficiali, i calcolatori, i bugiardi, splende sempre alto: arrivati – ma va?! – il tempo cattivo e il mare grosso, il pontone probabilmente non potrà lavorare, ammesso che riesca a partire.
Alle solite: scoppia una tragedia in mare, non in Oceano Indiano o nell’Artico, ma qui davanti, praticamente in estate, con mare piatto e bel tempo.
Abbiamo guardie costiere, elicotteri, sommozzatori-palombari, pontoni in quantità.
Abbiamo politici liberi da campagne elettorali, quindi più sfaccendati del solito. Abbiamo tutto. Non basta.
Non fosse stata la disperazione ultima di un pugno di civilissimi tunisini, ne avremmo bevute ancora…
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Pier Giorgio Camaioni, le vorrei chiedere una cosa.
Perchè lei si erge ad “OSSERVATORE SOCIALE” e non si corcia mai le mani?
I marinai tunisini di Martinsicuro, si sono riuniti presso la Moschea nel primo pomeriggio di quel giorno, ed insieme hanno deciso di non andare in mare, (già tempo fa un marinaio tunisino era morto in mare), non erano disposti stavolta ad aspettare, tutti provengono dalla stessa zona di origine, (Madhia, più o meno), e sono qui lontani da casa per lavorare. La loro solidarietà è straordinaria. In quei giorni hanno abbandonato tutto, e si sono “stanziati” al porto. Sono stati dei grandi.