SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Dopo l’istituzione del conto corrente di solidarietà per le famiglie dei marinai morti nelle tragedie del Rita Evelin e del Vito Padre, chiediamo al sindaco di Martinsicuro Nilde Maloni se ci sono state delle iniziative simili dopo il naufragio avvenuto a maggio in cui perirono Salvatore Calise e Luigi Marini. «Il desiderio delle due famiglie era che si rendesse più sicuro il lavoro di tutta la marineria, affinché non si ripetano più queste tragedie del mare. Per rendere più sicuro questo lavoro – continua la Maloni – occorrono corsi di formazione, che di solito sono molto costosi e vengono organizzati solo in alcune città, come Taranto».
Il Comune di Martinsicuro e il presidente della cooperativa Abruzzo Pesca Franco Bruni si sono rivolti alla Regione Abruzzo per un contributo sulle spese e per organizzare corsi in località più vicine. Ma ancora non sono giunte risposte. «Aspettiamo ancora che la Regione Abruzzo traduca in azioni concrete gli impegni assunti in maggio», risponde la Maloni. Che è costretta ad ammettere che «bisogna registrare una rapida capacità di rimozione degli eventi luttuosi e delle loro conseguenze».
In molti casi, chi lavora in mare rappresenta ancora la principale fonte di reddito per la propria famiglia, spesso l’unica. Un motivo ulteriore per fornire il sostegno e l’assistenza di tutta la comunità alle famiglie coinvolte in queste tragedie.
«Oltre al sostegno per le spese immediate, occorre che la comunità si prenda carico degli studi dei ragazzi e del loro inserimento sociale. Ci vuole un impegno continuato», spiega la Maloni. E conclude: «Prendiamo i casi di Luchetti e Marini, erano persone di oltre sessanta anni di età che non rinunciavano ad andare in mare e svolgere la loro professione così dura. Dobbiamo chiederci il perché di questo». Il pensiero va all’esigenza di una previdenza sociale più adeguata. Franco Bruni dell’Abruzzo Pesca aggiunge: «A chi lavora in mare non vengono ancora concesse le stesse possibilità di chi lavora a terra. Mi riferisco all’assenza di liquidazione, alla mancanza di cassa integrazione e di un riconoscimento concreto per il lavoro usurante».