SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Un clamoroso retroscena emerge da un’intervista rilasciata dall’ex presidente rossoblu Alberto Soldini al quotidiano Il Giornale pubblicata oggi sulla testata milanese (un altro articolo è invece stato pubblicato dal Corriere della Sera: cliccando sulla foto potete leggerne il contenuto). L’imprenditore romano riferisce di una violenta aggressione subita nei giorni scorsi dall’allenatore che guidò la formazione rossoblù e da un suo “scagnozzo”. Soldini avrebbe rimediato calci, pugni e testate, per un prognosi di ben 40 giorni. «Una roba agghiacciante – rivela Soldini – un agguato, m’hanno massacrato di botte, mi potevano anche ammazzare!».

Il diretto interessato smentisce ogni addebito anche se aggiunge: «Non sono sorpreso che qualcuno si sia fatto giustizia da solo perché questa è gente che lascia debiti dappertutto..»

Di seguito riportiamo integralmente l’articolo.

«Giannini, mio ex allenatore mi ha massacrato di botte»

di Gian Marco Chiocci

La denuncia dell’ex patron della Sambenedettese.
L’occhio nero, il gesso al braccio, le ginocchia e le spalle tumefatte. Lividi, ferite, tagli dappertutto. Il referto del pronto soccorso dell’ospedale Sant’Andrea parla di almeno quaranta giorni di prognosi, lui invece parla a fatica perché se apre bocca urla dal dolore:

«Quello che l’altra mattina m’hanno fatto Giannini e il suo scagnozzo davanti a mia moglie l’ho detto alla polizia. Una roba agghiacciante… un agguato… m’hanno massacrato di botte, mi potevano anche ammazzare!».

Lui, la vittima, è Alberto Soldini, ex patron della Sambenedettese. Nega tutto Giannini, il presunto aggressore, che di nome fa Giuseppe, ed è conosciuto come «il Principe», già capitano della Roma, un presente da allenatore con un infelice trascorso proprio sulla panchina della squadra marchigiana. L’altro, l’energumeno «grande e grosso che m’ha pestato a sangue dandomi una testata eppoi un sacco di calci insieme a Giannini quand’ero ormai a terra» si è presentato sull’uscio della villa a nord di Roma come un amico di Beppe: «Me chiamo Pietro – ha detto – so un parente suo, che cjai da guardà? A preside’ ie devi da li sordi a Giuseppe, sennò per te so dolori».

Stando alla versione fornita alla polizia dall’ex presidente della squadra rossoblù, Giannini avrebbe affrontato il suo vecchio datore di lavoro direttamente sotto casa reclamando quattordicimila euro, l’equivalente dell’ultimo stipendio non pagato.

Calci, pugni. Urla. Richieste d’aiuto. Quando arrivano i vicini, gli aggressori mollano la presa: «Questo ti serva da lezione, domani ripassiamo. Facci trovare i soldi… tutti». Giannini, contattato in serata dal Giornale, prima smentisce questa ricostruzione («sto sentendo solo ora questa cosa, non sono mai stato a casa sua») e poi, nuovamente ricontattato, spiega: «Non sono sorpreso che qualcuno si sia fatto giustizia da solo perché questa è gente che lascia debiti dappertutto. Io effettivamente l’ho incontrato il presidente quella mattina lì, certo che ci ho parlato, ma non ho mica alzato le mani, io».