SAN BENEDETTO DEL TRONTO – La divisione di beni patrimoniali e servizi fra Ascoli e Fermo parte da un presupposto sbagliato ed è frutto di un errore “storico”, secondo Giovanni Gaspari: «La nuova provincia di Ascoli si trova nella posizione di dover difendere le proprie prerogative, come se fossero privilegi ingiusti guadagnati immeritatamente». Secondo il sindaco di San Benedetto la nascita della Provincia di Fermo, oltre che non necessaria, è anche fuorviante, perché si basa su una interpretazione della storia faziosa e distorta.

«Fermo ha un antico complesso di subordinazione al territorio ascolano». Rivendicare la nuova provincia e smaniare per acquisire il più possibile, dunque, sarebbe il frutto di una frustrazione storica che nasce da presupposti sbagliati? Giovanni Gaspari non si esprime in questi termini, ma il concetto che vuole comunicare è questo: «Fino a prova contraria nella Cassa del Mezzogiorno c’eravamo noi e Ascoli. Fermo non c’era, quindi si vede che non era un’area economicamente depressa, almeno quanto lo eravamo noi».

Gaspari lancia una proposta. Così come i Comuni del fermano sono guidati da un coordinatore interno, così anche la nuova provincia di Ascoli deve esprimere una figura politica che nella divisione dei due territori faccia pesare le prerogative del piceno. «Se Celani – il sindaco di Ascoli – vuole prendersi questo onere, va bene. Altrimenti credo che l’uomo adatti sia il sindaco di Maltignano Armando Falcioni. Qui bisogna prendere la situazione in mano». La nuova provincia di Ascoli, insomma, non può nascere già depauperata in partenza. Su questa linea politica, forse, si potranno trovare anche larghe intese bipartisan fra amministratori piceni divisi da differenti colori politici.